giovedì 28 febbraio 2013

Sogni

Il mio mondo onirico è sempre talmente vivido, presente e ricco che nei periodi in cui non sogno - o comunque non ricordo cosa ho sognato, che è un po' la stessa cosa - so che c'è qualcosa che non va.
In questi giorni invece no: il carosello continuo di immagini e conversazioni ha ripreso.

Beneath the Surface: Fish, di Erik Johansson
Eppure le sensazioni, i colori, i visi sono completamente mutati. Se prima ero ben consapevole di un'atmosfera a metà tra il grottesco e il surrealismo, con case labirintiche, alberi dalla chioma a palloncino e presenze quasi inquietanti per il grado di stranezza con cui si presentavano (per cui comunque provavo quell'affezione che chiunque sente per una parte di se stesso), ora sembra essersi insinuata una sfumatura piuttosto dolce, ma forse troppo reale.

Ieri sostenevo una conversazione con un ragazzo, ma priva di parole. Era più una questione di suoni, sguardi e sorrisi ironici e un po' salaci. Poi mi dava un libro che accettavo con diffidenza e, mentre si allontanava, vi trovavo dentro un biglietto, scritto con grafia perfetta e ordinata. Una cosa talmente dolce che non ho fatto in tempo a leggerla che mi sono svegliata.

Stanotte invece, per la seconda volta, ho sognato di dover dire una cosa a mia nonna. Ero estremamente felice, ma poi mi ricordavo che è mancata. Di recente, pensavo. Poi subito: No, sono trascorsi già tre anni. Recente è il mio dolore. Poi ecco, il paradosso: come fa a non esserci più, se ne sento così forte la presenza? Poi mi sveglio, e non mi sembra vero niente.


mercoledì 27 febbraio 2013

Aboriginal Worldviews and Education

Jean-Paul Restoule, il professore

Aboriginal Worldviews and Education è il titolo di un corso che ho iniziato ieri su Coursera (il link qui). 

Ieri mi sono praticamente immersa nelle lezioni, dalle 23 alle... 4 del mattino. Sono andata a dormire con molta riluttanza, visto che mi mancava l'ultima parte (che non vedo l'ora di seguire stasera).
In particolare, molto è il materiale su Internet che il professore segnala.

Ad esempio questo articolo (in inglese), che tratta del divario tra l'approccio occidentale e quello dei nativi dell'Alaska per quanto riguarda l'istruzione - non in termini statistici, ma per metodologia e concezione. L'ho trovato particolarmente illuminante ma, nel caso foste interessanti, prendetevi un po' di tempo perché è un po' lunghetto.

Se no, guardatevi Babakiueria. Si tratta di un breve film del 1986, sempre in inglese, ideato da Geoffrey Atherden e girato da Don Featherstone, che cerca provocatoriamente di mostrare, con molto sarcasmo e attraverso gli stereotipi più comuni, come gli aborigeni vengano rappresentati nella società australiana. Il punto di vista è capovolto: nel senso che in questo caso un gruppo di aborigeni arriva su di una piccola barchetta in una Barbecue area dove un gruppo di gente bianca sta tranquillamente trascorrendo la giornata. Mentre i bianchi risultano una minoranza, gli aborigeni prendono possesso del territorio, per esempio riprogettando le loro città, estirpandoli dalle loro case, portando via i bambini dalle loro famiglie di origine o anche solo trattandoli in maniera estremamente razzista. 






venerdì 22 febbraio 2013

Tradurre è...

Scena ideale

- Scusa se non ti ho risposto, ma dovevo finire una cosa entro le 16.
- Figurati. Come stai?

Scena reale

- Scusa se non ti ho risposto, ma dovevo finire una cosa entro le 16.
- Oh, figurati. Non mi ricordavo neanche più d'averti chiamato, ma sai che quando lavoro mi perdo un po'.
- Non mi hai chiamato, mi hai scritto un messaggio su Skype...
- Ah, ti ho scritto su Skype? Pensavo d'averti chiamato e di essermelo dimenticata.
- Ma ti ricordi di avermi scritto su Skype?
- Emh...

Sì, mi sono presa una pausa.

lunedì 18 febbraio 2013

La parola meravigliosa

Ero seduta sulla bellissima panca in legno che mio nonno aveva di fronte alla porta dello studio in cui visitava i suoi pazienti. Mi piaceva gironzolare lì intorno: parlavo con le persone in attesa, studiavo le ombre che si formavano sui piccoli prismi che componevano il vetro della porta e mi inventavo storie per ogni pezzo di mobilio. 

Le gambe penzoloni con i piedi che non arrivavano al pavimento, quel giorno lo aspettavo con impazienza perché temevo che mi sarei persa nei miei pensieri, mi sarei distratta e avrei potuto dimenticare ciò che volevo dirgli. Misi persino da parte il martelletto con cui nel frattempo stavo tentando, con scarso successo, di testare i riflessi patellari. Dovevo mantenere la concentrazione su quell'unica parola, quella bellissima parola che avevo scoperto quel giorno, e per questo la ripetevo come un mantra a bassa voce, perché nessun altro potesse sentirla: era una scoperta sensazionale e sicuramente avrei dovuto poi informare tutti, ma volevo che la sentisse lui per primo. Come poteva la maestra conoscere una parola così bella? E poi, cos'è che voleva dire, già?

Quando sentii il rumore delle sedie che si scostavano dal tavolo e le ombre farsi più alte, oltre la porta, incominciai a fremere. Il momento era giunto. Sorrisi alla signora che usciva, aspettai con ben poca compostezza che si allontanasse, e poi quasi urlai: "Oggi a scuola ho imparato una parola bellissima, nonno!" "Davvero? Quale parola?". Silenzio. Non me la ricordavo più, il vuoto. Dovetti aspettare che finisse la visita successiva, per dirgliela. Dopo aver sfogliato tutti i miei libri, ecco che l'avevo ritrovata: Eruli. 

"È il nome di un antico popolo germanico", mi spiegò. Lui, chiaramente, la conosceva già. Mi sembrò incredibile e inconcepibile: chissà perché, mi domandai allora, i grandi conoscono un sacco di parole meravigliose, ma non le usano mai.

domenica 17 febbraio 2013

Bulbi in tazzina dall'Olanda




I nostri amici che abitano in Olanda ci hanno mandato un pensiero: dei bellissimi bulbi di tulipano (sospetto che ignorino i miei disastrosi risultati).

Sono così tanti che non sappiamo ancora dove piantarli e, per quanto riguarda me, non ho neanche idea di come piantarli.








Insieme a questi vi sono due scatolette contenenti ciascuna un piccolo vaso, un po' di terra e un bulbo per far crescere un quadrifoglio. Hanno la dimensione di una tazzina. 


Una è finita in salotto, insieme alle altre piante. 










L'altra l'ho egoisticamente piazzata sulla mia scrivania, a farmi compagnia nelle lunghe giornate di lavoro; sia mai che non mi serva d'ispirazione. Poi, chissà, potrebbe portarmi anche un briciolo di fortuna, no?

venerdì 15 febbraio 2013

One Billion Rising, riascoltando Eve Ensler

Torino - Piazza Castello


Così ieri c'è stato il Vagina-Day (o V-Day), che ha compiuto i suoi 15 anni e che quest'anno è stato dedicato a quel miliardo di donne che nella loro vita vengono picchiate o stuprate: da qui, One Billion Rising (anche se a Torino l'ho sentito pronunciare solo come "raising", che mi faceva molto pensare a una raccolta fondi).






Torino - Piazza Castello



L'evento mi è piaciuto molto: tanta la partecipazione da parte di donne, uomini e bambini. 






Lascio due video di Eve Ensler, la fondatrice del V-Day. Lei è un'ottima oratrice e sono entrambi molto belli. Tuttavia, il secondo non è proprio leggerissimo in termini di contenuti.


lunedì 11 febbraio 2013

Born into this

Nevica. Magari oggi si starà tutti barricati in casa. Niente lavoro, al diavolo le passeggiate, nessun acquisto, bandito il caffè al bar. Ecco, se vi avanzano una novantina di minuti, vale la pena goderseli così. Se no, rubateli stanotte al sonno.


The Genius of the Crowd

there is enough treachery, hatred violence absurdity in the average
human being to supply any given army on any given day

and the best at murder are those who preach against it
and the best at hate are those who preach love
and the best at war finally are those who preach peace


those who preach god, need god
those who preach peace do not have peace
those who preach peace do not have love


beware the preachers
beware the knowers
beware those who are always reading books
beware those who either detest poverty
or are proud of it
beware those quick to praise
for they need praise in return
beware those who are quick to censor
they are afraid of what they do not know
beware those who seek constant crowds for
they are nothing alone
beware the average man the average woman
beware their love, their love is average
seeks average


but there is genius in their hatred
there is enough genius in their hatred to kill you
to kill anybody
not wanting solitude
not understanding solitude
they will attempt to destroy anything
that differs from their own
not being able to create art
they will not understand art
they will consider their failure as creators
only as a failure of the world
not being able to love fully
they will believe your love incomplete

and then they will hate you
and their hatred will be perfect


like a shining diamond
like a knife
like a mountain
like a tiger
like hemlock


their finest art




Henry Charles Bukowski Jr.

domenica 10 febbraio 2013

Migrazioni?

Nizza

Torino
Quella scia di uccelli non si è interrotta per una decina di minuti, costante. Sembrava non finire mai.
Sono i viaggi pre-nuziali, quelli dai luoghi di svernamento ai siti di nidificazione.

sabato 9 febbraio 2013

Sei maligna quando...

Sei maligna quando...


...vedi il nuovo bigliettino dei Baci Perugina e pensi che abbiano usato uno Smile taroccato, ma poi ti rendi conto che è solo la forma sbilenca del Bacio. 

Un Bacio che ti fa l'ok, manco ti avesse fatto la revisione all'auto.

Sarà sicuramente un'ottima giornata.

venerdì 8 febbraio 2013

Meriti del geocache? Nizza: la Croix de Marbre

La Croix de Marbre



A Nizza non ho resistito e ho trascinato L. alla ricerca di geocache, il mio nuovo passatempo.

A casa finisco sempre in luoghi che già conosco (anche se, come nel caso delle rocce del parco, pur sempre inesplorati). A Nizza invece era splendido, perché sono finita in posti nuovi o, se già conosciuti, mai veramente osservati - come in questo caso.

Quante volte sono passata davanti a questo monumento senza mai darci un'occhiata?








Francesco I e Carlo V si riconciliano grazie
alla mediazione di Papa Paolo III
di Sebastiano Ricci
Fonte: Wikipedia

Eretta nel 1568, questa croce è stata posta per commemorare il Convegno di Nizza che aveva visto riunirsi Carlo V, Francesco I e papa Paolo III trent'anni prima. 

Io adoro Carlo V. Non so per quale ragione, ma è rimasto come uno dei personaggi storici che ricordo con più affetto dai tempi dell'università. Così, anche se il geocache alla fine non l'abbiamo trovato (è in manutenzione), io sono rimasta particolarmente soddisfatta.

giovedì 7 febbraio 2013

Nizza: Matisse Manga

Arrivare al Musée Matisse a piedi dalla Promenade è sicuramente una passeggiata piacevole, ma non è breve ed è tutta in salita. 

Appena prima dell'ultima curva ci si imbatte in questa bellissima statua dedicata alla regina Vittoria, che soggiornò a Nizza diverse volte negli ultimi anni del 1800. 

Musée Matisse
Avevamo provato a visitarlo anni fa ma al primo tentativo eravamo arrivati di martedì, giorno di chiusura, e al secondo c'erano talmente tante macchine che, dopo due ore trascorse a cercare parcheggio, avevamo desistito.

Stavolta non pubblicherò foto del museo, anche perché non si possono fare e, in caso, pubblicarle comporterebbe delle sanzioni penali.

Il libro


Volevo però approfittarne per parlare di Matisse Manga, oggetto della mostra in cui mi ero gioiosamente imbattuta tre anni fa. Mi era piaciuta così tanto che alla fine mi ero comprata il libro. 


L'artista è Christophe Girard, che nel 2009 ha trascorso l'intero mese di luglio nel museo a disegnare, riproponendo le opere di Matisse ma, soprattutto, i volti e l'atteggiamento dei visitatori. 



Il risultato finale si compone di 51 tavole realizzate prima a biro, poi a inchiostro e acquerello. Il nome del volume prende ispirazione da "Hokusai Manga", il lavoro del disegnatore giapponese Hokusai. In questo caso il termine "manga" non si riferisce ai fumetti giapponesi, ma all'idea della libertà del disegno. 









La struttura delle tavole di Girard è sempre la stessa: l'opera al centro, i visitatori tutti attorno e Matisse o altri suoi contemporanei in basso, con citazioni o piccoli dialoghi che si rifanno ai dibattiti dell'epoca.

mercoledì 6 febbraio 2013

Nizza: Denis Brihat, Photographies 1958 - 2011


Al Théâtre de la Photographie et de l'Image Charles Nègre di Nizza si è tenuta fino al 3 febbraio una mostra su Denis Brihat, un fotografo contemporaneo particolarmente apprezzato perché considerato il vero grande maestro del virage, il viraggio.

Il viraggio in fotografia è "l'operazione (detta anche, meno comunemente, intonazione) mediante la quale i toni grigi e neri di una stampa in bianco e nero assumono un particolare colore: si effettua mediante una reazione chimica che porta a sostituire i granuli di argento metallico (di colore nero) con i granuli di un sale (d'argento o di altro metallo) ovvero di un altro metallo (oro, platino, selenio) ottenendo toni della gamma del verde, del rosso, ecc." (fonte: Treccani)

Altri fotografi americani avevano già iniziato a utilizzare questa tecnica ma - come ci ha spiegato un signore molto affabile che girava tra le stanze coinvolgendo i visitatori con spiegazioni e placidi dibattiti - "Brihat l'ha portata all'eccellenza, combinando tecnica e sensibilità artistica".

La serie dei Coquelicot, ovvero dei papaveri (1981-2000), è stata realizzata con il viraggio all'oro. Spettacolari, vero? Il papavero poi è il mio fiore preferito.



Coeur de pavot, 2000























Coquelicots, 1999









Le cipolle, sempre con il viraggio all'oro
(2003-2009)







Tulipe noir, 1977






Il tulipano nero, con il viraggio al selenio.















 I kiwi, con tirage argentique (stampa alla gelatina ai sali d'argento) e viraggio al ferro-vanadio.





Infine, l'Orchidée (1987)


martedì 5 febbraio 2013

Nizza: Palais Lascaris, per chi ama la musica

Quando il posto che si desidera raggiungere è nella città vecchia, lasciate la cartina a casa, perché è assolutamente inutile. Potreste essere fortunati e imbattervi subito nei cartelli che vi porteranno a destinazione (non nel nostro caso), potreste trovare subito qualche negoziante che conosce bene la zona (non nel nostro caso) o potreste continuare a girare in tondo e poi ritrovarvici davanti (eccolo il nostro caso!). C'è da dire che io ho il senso dell'orientamento di una foglia di lattuga e L. delle cartine se ne infischia.

Palazzo Lascaris è in una di quelle viuzze strette strette della città vecchia, tra negozietti colorati e minuscole gallerie d'arte. Costruito a metà del XVII secolo per i Conti Lascaris di Ventimiglia, resta dimora privata fino alla Rivoluzione. La città di Nizza lo acquista solo nel 1942, trasformandolo in monumento storico quattro anni dopo.

L'interno è molto bello, ma difficilmente fotografabile: un po' per le strane luci che vi hanno messo, un po' perché la maggior parte degli spazi sono molto stretti. Tuttavia, anche se ho scattato tutte foto storte e stranamente illuminate, sono rimasta infinitamente soddisfatta: non sapevamo fosse un museo dedicato agli strumenti musicali e L. è letteralmente impazzito. Insomma, lui è quello che se ne sta sempre un po' impassibile (l'ho visto  scomporsi solo per Caravaggio e il concerto dei Bauhaus) e si lamenta spesso del fatto che io stia sempre lì a far foto a qualsiasi cosa. Stavolta, invece, si è girato bruscamente verso di me e mi ha intimato di fotografare TUTTO.

Purtroppo noi siamo andati di pomeriggio, senza sapere che proprio quella mattina vi era una piccola conferenza con concerto. La prossima volta...

Dopo quel triste tentativo di fotografia per le scale che portavano al primo piano, questa è la prima sala che ci ha accolti. Il manifesto presenta il primo concerto di Liszt a Londra nel 1824 con un piano Erard a scappamento doppio, quello a destra. 




Sébastian Erard, verso il 1811

Poi ci siamo imbattuti nella Calderarpa (fotografata su entrambi i lati), strumento brevettato nel 1886 da Andrea Luigi Caldera, ingegnere torinese, in collaborazione con Giovanni Racca, un artigiano specializzato nella realizzazione di pianoforti di Bologna. Ve ne sono altre due al mondo: una conservata al Museum of Art a New York e l'altra in una collezione privata. 

Ecco poi i piani Boisselot et fils. Iniziarono la loro produzione nel 1831 ed ebbero subito un immenso successo. I loro primi brevetti risalgono già al 1839 e nel 1844 brevettarono quello che oggi è conosciuto come il pedale sostenuto, introdotto poi anche da Steinway nel 1874.

Ad Altenburg, in Turingia, nella casa in cui visse tra il 1848 e il 1861, Liszt aveva un piano Bechstein, un Erard e un Boisselot. Scrisse a Xavier Boisselot:
Sappi che negli ultimi 13 anni ho tenuto nel mio studio privato a Weimar il pianoforte a coda inviatomi a Odessa nel 1846 dal tuo eccezionale fratello. Anche se i tasti sono quasi del tutto consumati per tutta la foga della musica passata, presente e futura, non permetterei mai che venisse restaurato e sono deciso a tenerlo, come compagno prediletto del mio lavoro fino alla fine dei miei giorni.


I piani Pleyel
"Oltre al pianoforte a coda (Pleyel), Chopin ha sempre avuto un pianino col quale impartiva le sue lezioni. Si trattava di un pianino che venne inviato a Maiorca durante il suo viaggio con George Sand, n° 6668, sul quale egli compose i suoi preludi".

Con pianino si intende un piano verticale.

Serinette
La serinette è un  piccolo organo meccanico utilizzato per insegnare delle brevi melodie agli uccellini. Fu inventata in Francia a metà del XVIII secolo, ma... da chi?! Chi è che ha pensato a uno strumento specifico per questo scopo?! Antoine Henry (non sono riuscita a trovare informazioni su quest'uomo, sfortunatamente).











Clavicembalo, fine del XVIII secolo

Pianoforte quadrato di Joseph Simon




Modellino di un claviciterio

Uh, c'erano tantissimi altri strumenti, ma finite le obbligatorie foto alla sezione dei pianoforti mi sono lasciata solo trasportare dalla bellezza di queste arpe a luci rosse. Quella in primo piano apparteneva alla contessa Beaumont, le altre due sono prototipi sempre a cura di Sébastien Erard. Le iniziò a costruire circa nel 1790, arrivando a realizzare quella che è l'arpa utilizzata oggi, ovvero l'arpa "a doppio movimento" 







Le uniche foto vagamente decenti degli interni del Palazzo.






lunedì 4 febbraio 2013

Nizza: il MAMAC (Musée d'Art Moderne et d'Art Contemporain)


La tête au carré - Sacha Sosno



Il MAMAC (Musée d'Art Moderne et d'Art Contemporain) prometteva bene, soprattutto perché ci ha accolti con questa statua enorme e bellissima. Poi abbiamo scoperto che si tratta della prima statua abitata al mondo, sede della Biblioteca Centrale della città. 







Ecco, per l'appunto, prometteva bene e io ero tutta contenta, ma come al solito mi dimentico sempre che l'arte contemporanea non la capisco granché e che rimango sempre un po' delusa. 

Era carino lo spazio espositivo, questo sì. 




















Avenue d'Italie, 1974 - Raymond Hains

Untitled (n° 2557), 1986 - Keith Haring





















+
Interventions/images Naples 1988
David et Goliath (d'après Caravage) réunissant les têtes tranchées de Caravage et Pasolini
1988, Ernest Pignon Ernest


Molto particolari le opere di Niki de Saint Phalle, tutti plastici dalle forme grottesche ed esasperate.



Opere di Niki de Saint Phalle


Sempre di Niki de Saint Phalle
Coeur de vieille bigote, 1964 - Niki de Saint Phalle


Sono così vuoti, questi musei. La sensazione è un po' strana, perché se da una parte ci si sente come in un parco giochi, con grandi spazi a tuo uso e consumo e la possibilità di esplorare ogni cosa senza fretta, dall'altra ci sono gli impiegati del museo seduti negli angoli o in piedi a una finestra, sempre con lo sguardo sull'orologio, il cellulare in mano o persino con un piccolo televisore a volume bassissimo e nascosto dietro alla colonna, che pare abbiano scritto in fronte: "Che ci fai qui? Io ci sto per lavoro, ma a te chi ti paga?". Alcuni non aspettano altro se non che li saluti, altri invece spostano lo sguardo imbarazzati. Alle volte sono così immobili che ti verrebbe voglia di farla a loro, una foto, o di metterti a correre alla rinfusa e toccare tutto giusto per coinvolgerli in un'attività alternativa. Invece il silenzio, le pareti bianche, il pavimento in legno che scricchiola: tutto ti invita a comportarti bene, a non alzare la voce, a non disturbarli in quel loro torpore delle 17.37-ommioddiotraventiminutietreminutistacco. Sono, soprattutto, terribilmente annoiati. 

Ho divagato perché mi sono ricordata di quando, scesa l'ultima rampa di scale verso l'uscita a quindici minuti dalla chiusura, nell'atrio dell'ingresso abbiamo incontrato due ragazzi che scherzavano tra loro e io ho pensato che era la prima volta che vedevo sorridere gli impiegati in un museo francese.




Per fortuna ci siamo sbagliati e, invece di uscire, siamo finiti in un'ultima sala molto, molto carina.



Je ne m'en souviens absolument plus, 2010


La foto a sinistra è venuta molto, molto male. Quella a destra l'ho scattata a mo' di appunto per ricordarmi le supposizioni mie e di L. sulla tecnica utilizzata. Abbiamo concordato su: "sovrapposizione di diversi strati di colore e una precisissima lavorazione di destratificazione". Temo che non riusciremo mai a verificare o a smentire la teoria.  


Nébuleuse (Amandine), 2011





In definitiva, credo che l'opera che ho apprezzato di più sia stato il panorama (vi sono anche due terrazze sul tetto, ma il giorno della nostra visita erano chiuse).


Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...