Quando i miei vicini litigano, sembra che intorno il
silenzio si faccia più intenso, i passi per i ballatoi più felpati, i giochi
dei bambini attutiti. Persino i saluti tra dirimpettai si diradano, lasciando
spazio a discreti cenni del capo.
Quando i miei vicini litigano si arriva a un punto in cui si
sentono solo le urla di lei, mentre le risposte di lui spariscono e nulla
rimane se non singhiozzi. Allora la voce di lei si fa più umida e fuori piove.
Quando i miei vicini litigano a volte ti viene il mal di testa,
ma mai ti prende l’idea di far presente che sono appena le sette e mezza del
mattino. Il sole è in piena ascesa, ma il dolore non ha orari e del loro
vorresti partecipare solo per ricordare che tutto si risolve, in un modo o nell’altro.
Quando i miei vicini litigano, invece, non si risolve mai
niente. E la parete che vi divide, che filtra le loro voci e impotenze, la vedi
assottigliarsi in tante piccole sbarre di prigione. Diversamente solida e
immobile, apre spiragli su un mondo di solitudine a due.
Non urlare, mi scoppia la testa, le dice lui.
Se non urlo crollo
anch’io, risponde lei.
E così vanno avanti, usando ognuno il suo bastone.