lunedì 30 dicembre 2013

Se leggi a Capodanno, leggi tutto l'anno

Ad aprile m'ero ripromessa di "non iniziare libri nuovi, visto che ne avevo almeno una ventina in sospeso". Volevo fare un'eccezione giusto con "L'artista della sparizione", ma potete ben immaginare come sia andata a finire: ho ignorato bellamente e con molta gioia il mio proposito. 
C'è poi da dire che da qualche anno a questa parte leggo sempre in parallelo due o tre libri, ognuno in un momento diverso della giornata, in base all'umore o al suono che voglio sentire nelle orecchie, perciò già si preannunciava una battaglia persa in partenza: se un tempo non mi concedevo mai di abbandonare una lettura, ora non ho ordine alcuno e mi lascio guidare per lo più solo dal capriccio (e, a volte, quasi da una necessità - e lo dico a ragion di causa, ora che mi accompagnano le parole che Monica Pareschi ha ripreso da Paul Auster in "Notizie dall'interno").

Oggi volevo fare un po' come Riru, fare qualche lista sull'anno appena trascorso, ma poi invece che ai miei noiosissimi spostamenti (per lo più Torino-Potenza-Nizza e poche, minuscole deviazioni), mi sono messa a pensare ai libri. Come contarli? 

Potrei dire quanti ne ho letti durante l'anno? Pressappoco 65. Quante letture ho lasciato in sospeso? 19. Quante ne sto portando avanti al momento? Quattro - mi accompagneranno nel nuovo anno e sono:

- il già citato "Notizie dall'interno" di Paul Auster, tradotto da Monica Pareschi - è con me ogni mattina a colazione e durante qualche pausa nel corso della giornata;

- "La luna e sei soldi", di Somerset Maugham, tradotto da Elisa Morpurgo - ci incontriamo la sera, quando ho almeno un'ora da dedicarci, ché la prosa di Maugham mi chiede sempre qualche attimo in più;

- "Lezioni di francese", di Peter Mayle, tradotto da Serena Lauzi - solitamente viene con me nei viaggi in tram, nelle sale d'attesa o sulle panchine;

- "The 100-Year-Old Man Who Climbed Out the Window and Disappeared", di Jonas Jonasson, nella versione inglese tradotta da Rod Bradbury - ce l'ho in versione .epub, perciò ultimamente l'ho un po' snobbato.

...ma la versione cartacea non ha bisogno di ricarica.


E voi, che libri vi porterete nel nuovo anno?


giovedì 19 dicembre 2013

Ciao, Biko

Stephen Bantu Biko
Avrei voluto scrivere qualcosa di più e soprattutto farlo ieri, ma tra una consegna e la notizia che domani sarò inaspettatamente in partenza, non ho fatto a tempo.

Perciò il compleanno di Biko lo ricordo con le parole di Nelson Mandela: "They had to kill him to prolong the life of apartheid" e la voce di Peter Gabriel che, non so a voi, ma in questa particolare canzone a me fa sempre venire la pelle d'oca.




Ah, non vorrei dimenticarmene: buon Natale! 

venerdì 13 dicembre 2013

But, you know, I always got lunch for my children, did I not?

How consumed are you about writing when you are into the story?
Desperately consumed. But, you know, I always got lunch for my children, did I not? 
Non so perché mi abbia colpito tanto questo scambio di battute, forse perché ho collegato il tutto a questa pubblicità, molto ben fatta, della Pantene, attraverso la quale ho scoperto d'avere anche io qualche pregiudizio contro il mio stesso sesso, o comunque di aderire - pur non volendo - a qualche stereotipo.  


Ah, quelle parole arrivano da questa intervista (che ho trovato grazie a questo articolo). Dura una mezz'oretta e, a mio avviso, vale la pena ascoltarla. Racconta cose molto interessanti e con una voce che, dopo un po', inizia a cullarti. La si ascolta con molto piacere. 


mercoledì 11 dicembre 2013

Testi scritti malissimo, io vi adoro.

Testi scritti malissimo, io vi adoro. Costruzioni sintattiche fantasiose, refusi, termini inventati... Voi proteggete noi poveri traduttori dall'industria dei programmi di traduzione automatica come neanche Batman saprebbe fare. Grazie.

Questo è il mio modo di vedere le cose in modo ottimistico, perché in questi giorni va così, tra traduzioni e revisioni di testi un po' zoppicanti che riducono di molto il mio tempo libero. Però tra una cosa e l'altra rimango aggiornata sui blog altrui, guardo puntate di telefilm di 5 minuti in 5 minuti (sto sperimentando la tecnica del pomodoro, anche se dubito diventerò mai un Pomodoro Master), proseguo con le mie letture e riesco anche ad avere una vita sociale. Ah, non dimentichiamocene: mi lamento! 


giovedì 5 dicembre 2013

Indovina la citazione #2

Der moderne Buchdruck, Berlino 
Capita uno, e presenta un piemontese, o un veneziano, o un bolognese, o un napoletano, o un genovese; e come vuol la creanza, si smette di parlar milanese, e si parla italiano. Dite voi se il discorso cammina come prima, dite se ci troviamo in bocca quell'abbondanza e sicurezza di termine che avevamo un momento prima; dite so non dovremo, ora servirci d'un vocabolo generico e approssimativo, dove prima s'avrebbe avuto in pronto lo speciale, il proprio...

Sapete chi l'ha scritto? Senza ricorrere a motori di ricerca, chiaramente (il grassetto non è casuale!).

Non si tratta di uno degli autori nella foto, ma in Italia anche lui ha il suo bel monumento...

Aggiornamento con la soluzione, indovinata da Amanda: Alessandro Manzoni, Della lingua italiana, trattato incompiuto su cui l'autore lavorò per più di trent'anni, dal 1830 alla sua morte, nel 1873.

Brava Amanda, che ha indovinato la soluzione!

La mia fonte è SEMPRE Tim Parks, SEMPRE dalle Giornate di Urbino


martedì 3 dicembre 2013

Quanto vale il lavoro di un traduttore? Read on... and keep calm.

Ho un'amica che da un paio di mesi lavora in una grande organizzazione di rilievo internazionale. Lo fa come volontaria, otto ore al giorno, e per il privilegio ha dovuto anche pagare una sorta di quota associativa. Lo fa perché non ha trovato null'altro e, per non rimanere con le mani in mano, ha scelto di fare un altro po' di esperienza pratica - perché la laurea magistrale, le altre esperienze lavorative retribuite o come volontaria non bastano mai o sono troppo ("un profilo troppo alto, mi spiace").

Già sapevo che le cose non si stavano rivelando proprio idilliache, perché ciò che ha trovato non rispecchia nessuno dei principi stessi che questa organizzazione, come tante altre, si presume voglia difendere e promuovere, ma oggi mi è arrivato questo messaggio, che mi ha fatto fremere per un numero imprecisato di ragioni.

"Oggi sto traducendo un documento dall'italiano al francese. Sono appena all'inizio. Il mio capo mi ha chiesto dopo 10 minuti se avevo finito. Sono 5 pagine :-)".

Tra queste ragioni c'è il fatto che una delle prime cose che si imparano nel campo della traduzione è che non si traduce mai in una lingua che non è la propria lingua madre (anche se un discorso a parte andrebbe fatto per i bilingui tardivi). La mia amica conosce il francese, ma conoscere una lingua non significa necessariamente saper e poter tradurre in quella lingua - e neppure in tutti gli ambiti della stessa (per questo, anche i traduttori si specializzano). 

Un'altra di queste ragioni è l'idea che un'organizzazione simile, di rilievo internazionale appunto, affidi un lavoro così delicato o comunque specialistico a una persona che non è del mestiere. Professionalità? Rispetto per la figura del traduttore? Vero, la mia amica mi aveva raccontato che, quando l'avevano presa come volontaria (non basta proporsi, c'è un processo selettivo molto duro), le avevano spiegato che purtroppo non c'erano fondi e che se nel frattempo avesse trovato un altro lavoro, l'avrebbero capito benissimo (qui si ringrazia per la profondissima comprensione). Se non ci sono fondi, è chiaro che non è possibile sobbarcarsi i costi di una traduzione svolta da un professionista (accade lo stesso quando si rompe una tubatura o c'è da rifare l'impianto elettrico?).

Il problema è che tra i traduttori girano delle voci, dei consigli, delle raccomandazioni - chiamateli come vi pare - che dicono pressappoco che non bisogna svendere la propria professione, non bisogna accettare tariffe troppo basse, non bisogna... non bisogna... Perché il mercato è rovinato da questo: dalla concorrenza predatoria dei traduttori neolaureati e inesperti o delle agenzie di paesi economicamente svantaggiati, dai nuovi sistemi che cominciano a farsi strada (ad esempio: revisione a prezzi stracciati di un testo precedentemente tradotto da un software automatico), dal sempre più scarso riconoscimento della figura professionale del traduttore, e via dicendo. 

Io lo so, non è che è la prima volta che mi ci imbatto, in queste cose. Tuttavia bisogna aggiungere dell'altro, cioè che il mercato è anche rovinato da chi se ne approfitta e affida un lavoro sensibile a una persona che non ha alcuna preparazione in tal senso e che accetta, bene o male, perché sente di non avere altre possibilità. 


La mia amica un tempo mi diceva che comunque per lei si trattava di esperienza, di cose nuove che imparava, di know-how da mettere in saccoccia, anche se alcune mansioni esulavano del tutto dai suoi settori di specializzazione (che per la cronaca sono diritti umani e apprendimento informale).


Ora pare abbia cambiato idea anche lei, perché è chiaro che bisogna imparare a distinguere tra l'opportunità di fare esperienza e l'opportunismo di chi te la fa fare. 


lunedì 2 dicembre 2013

Leggende sul Bel Paese #1

"If I was Italian this wouldn't be a problem... We'd probably be having sex in the bushes by now".





Forse l'intento era far ridere, ma il finale mi ha lasciata un po' perplessa. Tutto sommato però è un video carino, no? Senza contare che ho appena scoperto che anche Wikipedia, come Google, può eventualmente essere utilizzato come verbo.
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