giovedì 31 marzo 2011

Sarah Kay: “Se dovessi avere una figlia…”



“Se dovessi avere una figlia, invece di mamma, mi chiamerà Punto B…” recita Sarah Kay, poetessa di “spoken word” (poesia orale), in un discorso che ha ispirato due standing ovation a TED2011. Racconta la propria storia di metamorfosi – da un’adolescente con gli occhi spalancati immersi nei versi presso il New York Bowery Poetry Club ad un’insegnante che, attraverso il progetto V.O.I.C.E., mette i bambini in relazione con il potere di auto-espressione – e offre due esibizioni mozzafiato di “B” e “Hiroshima”.



Sottotitoli in italiano revisionati da Alice de Carli Enrico

mercoledì 30 marzo 2011

Parlare una seconda lingua può ritardare l’Alzheimer e la perdita di memoria

Questo articolo, a cura di Carol Pearson, è stato precedentemente pubblicato in lingua inglese sul sito di Voice of America

Tradotto da me.

Se si parla più di una lingua si ha una migliore probabilità di evitare la perdita di memoria e magari il declino mentale e fisico associato alla malattia dell'Alzheimer. Una nuova ricerca mostra che persino l'apprendimento di una nuova lingua in una fase più avanzata della vita può ritardare l'insorgere della demenza.
Nella redazione di Voice of America vi sono molte persone che parlano una, due, tre o più lingue. Sandra LeMaire, impiegata al Web Desk di VOA, ne parla fluentemente quattro.
"La mia prima lingua è il francese", afferma LeMaire. "Sono nata ad Haiti, perciò sono cresciuta parlando francese e successivamente, all'età di cinque anni, ci siamo trasferiti a New York City".
Oltre al francese, la famiglia di LeMaire parla anche creolo, inglese e spagnolo, e lei ha appreso anche queste lingue.
Lo spagnolo è la lingua nativa della produttrice Zulima Palacio. Ha iniziato a parlare inglese nei primi vent'anni della sua vita. Il suo taccuino da reporter rispecchia l'uso di entrambe le lingue.
"Quando vado a una conferenza stampa, per esempio, per poter leggere i miei appunti devi essere bilingue. Il mio cervello prende istintivamente appunti in entrambe le lingue", afferma. "Se l'appunto risulta più breve in inglese, lo prendo in inglese. Se risulta più breve in spagnolo, lo scrivo in spagnolo".
Un nuovo studio indica che, col passare degli anni, Palacio e LeMaire godranno di alcuni vantaggi rispetto ai colleghi esclusivamente monolingue. Le persone che parlano più di un idioma possono ritardare con più facilità il normale declino cognitivo che si manifesta con l'invecchiamento. Inoltre, qualora sviluppassero l'Alzheimer o un'altra forma di demenza, i loro cervelli continuerebbero a funzionare meglio rispetto a quelli dei loro amici monolingui. Queste conclusioni provengono da un recente studio effettuato su 450 pazienti colpiti da Alzheimer.
Ellen Bialystok, psicologa presso la York University di Toronto, era il capo ricercatore. "Siamo riusciti a dimostrare che le persone che trascorrono la maggior parte della propria vita usando attivamente due lingue sono in grado di posporre i sintomi della malattia dell'Alzheimer di quattro o cinque anni rispetto a quanto si può rilevare nei pazienti monolingui con profilo analogo".
Secondo Bialystok, i cambiamenti fisici che l'Alzheimer causa nel cervello potrebbero essere gli stessi per un paziente monolingue e bilingue. Ciononostante, il paziente bilingue non mostra i sintomi esterni della malattia se non dopo molto tempo. La ricerca condotta dalla Bialystok si sta ora concentrando sulle differenze strutturali nei cervelli dei bilingue.
"È possibile che la mente dei bilingui sia solo connessa meglio e che abbia una maggiore capacità di affrontare una malattia come l'Alzheimer perché presenta un complesso più solido di attività mentali, di componenti mentali".
Un altro studio mostra che vi potrebbe essere persino un ulteriore vantaggio per i plurilingue, tra cui il corrispondente di VOA Ravi Khana, che da bambino ha imparato cinque lingue.
"In India il tuo vicino è un bangladese, un altro vicino forse è un punjabi e l'altro ancora può essere di ancora etnia ancora", afferma Khana. "I bambini giocano insieme e parlano nelle rispettive lingue, perciò per essere esposto a livello linguistico è sufficiente uscire dalla porta di casa".
Secondo uno studio condotto a Lussemburgo, le persone che parlavano tre o più lingue risultavano, con l'invecchiare, meno inclini a soffrire di disturbi legati alla memoria rispetto a persone bilingui. Perciò, anche se oggi si parla solo una lingua, Bialystok sostiene che imparare un nuovo idioma possa ritardare gli effetti della demenza, anche se non lo si padroneggerà mai al livello di un madrelingua.

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