domenica 21 ottobre 2012

Treni notturni

Fino a qualche mese fa, quando ancora si poteva, viaggiavo spesso prendendo il treno notturno, quello su cui potevi prenotare una cuccetta in uno scompartimento a sei posti con una manciata d'euro. Si dormiva poco, era scomodo, a volte la luce non si accendeva, altre non si spegneva, e spesso nelle fermate intermedie si sentiva un vago odore di bruciato per via dei freni, non più quelli di una volta.

Eppure in quei viaggi scomodi c'era una gran dose di poesia, tra le chiacchiere la mattina presto con persone sconosciute, i sorrisi incerti e solidali di chi condivide la sciagura di un ritardo imbarazzante, l'insolito silenzio del treno assopito alle 3.30 del mattino. Erano viaggi lunghi, sfiancanti, economici e umani.

A volte nello scompartimento non entrava nessuno e a me piaceva star lì seduta con la luce spenta ad ascoltare il treno, a guardare scorrere i miei pensieri riflessi sul vetro del finestrino, paralleli al paesaggio.
  
Arrivavo a Foggia che il sole non era ancora sorto, dovevo aspettare un po' prima della coincidenza e l'alba era sempre bellissima.

Stazione di Foggia, 10 novembre 2011, 6.30 del mattino circa

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