lunedì 24 settembre 2012

Anno dopo anno


Guardavo le file d’alberi sfilare oltre la grande vetrata dello scompartimento, il cielo vuoto e brillante che ne riempiva una gran parte. Respiravo piano, con meticolosa attenzione, quanta più aria potevo, ma era così calda e pesante che, invece d’essermi d’aiuto, non faceva altro che gonfiare ed esasperare la mia ansia.

L’idea di rivedere il mio paese dopo venticinque anni mi spezzava morbidamente in due: la donna che ero, le aspettative di un tempo, la dolcezza che ogni cosa può assumere a distanza di anni ma che la ragione inneggia a non trasformare in illusione. Pensavo ai miei genitori, ai loro visi, alle loro voci alterate e rotte nel giorno in cui me ne ero andata di prepotenza, orgogliosa e arrabbiata.
Tutto mi si agitava nello stomaco, insieme al più recente suono delle loro parole al telefono. Mi sentivo d’un colpo ragazzina, spaurita, insicura. Ogni cespuglio, ogni chiazza di verde o tetto, strada o uccello oltre a quel finestrino sembrava un appiglio a cui potersi aggrappare, se non con le mani, almeno col pensiero.

Calda, aria calda, tutto caldo intorno a me. La stazione piccola, deserta, desolata, era esattamente come la ricordavo. Mi sistemai meglio la tracolla della borsa, presi la valigia e mi incamminai verso l’uscita. Nei momenti in cui il cuore non sembra battere ma traballare in petto, sensibile alla violenta emozione che sente prossima, vi sono sempre insignificanti dettagli pronti a creare apprensione e disagio: i capelli impigliati nella vite degli occhiali, la calza ripiegata un po’ storta nella scarpa, il sudore che imperla la fronte. 

Cercavo di pensarci il più possibile un passo dopo l’altro (prima il sottopasso, poi le scale, l’atrio inesistente e il piazzale antistante scintillante di sole); cercavo di pensarci e di sfuggire quell’ansia montante (calza, sudore, capelli). Poi mi sono fermata (calza, sudore, capelli), mi sono guardata attorno (capelli, sudore, calza), e poi (ripetendo il mantra sempre più velocemente) li ho visti (mi è scivolata la valigia dalla mano sudata e, chinandomi d’istinto per riprenderla, gli occhiali l’hanno seguita a ruota, rimanendo sospesi a mezz’aria, attaccati ai capelli). 

I miei genitori erano lì, più minuti di quanto ricordassi, bonariamente sorridenti, entrambi con gli occhi lucidi e i segni dell’aridità del tempo a disegnarne il viso. 
Rimanevano i miei genitori e venticinque anni di rancore, orgoglio e silenzio mai mi erano sembrati più palesemente insulsi e infantili come in quel momento.

Ci abbracciammo, piangemmo, sorridemmo nel medesimo istante. Le parole, dapprima timide, cominciarono ad essere veloci, incalzandosi.

Furono giorni intensi come ne ricordo pochi altri; furono giorni importanti, perché da allora ho ricominciato a parlare con loro e ad andare a trovarli con regolarità. Oggi sono madre anche io e molte cose le vedo diversamente.

Quello  che ora mi è più chiaro è che l’amore delle persone che ti hanno cresciuta non soffre d’orgoglio o di prese di posizione. Può averne, ma non sono estreme, né eterne. Me ne accorgo quando guardo mia figlia, o quando ripenso all’ultimo giorno di quella prima visita: di nuovo alla stazione, mia madre mi mise in mano un involto prima che salissi sul treno. “Che cos’è?” “Quello che non ti abbiamo raccontato di questi anni passati”. Dentro vi trovai venticinque diversi piccoli oggetti e altrettanti biglietti ad accompagnarli, scritti in anni diversi ma con le stesse identiche parole: “Ti vogliamo bene, buon compleanno”. 

2 commenti:

  1. Il misto tra l'attesa per un momento emozionante - la rivisitazione di un luogo dopo un pezzo di vita - e l'inesorabile tristezza di poi - che non vogliamo ammettere e che mascheriamo con i ricordi, i pensieri o i particolari - portano agli sconvolgimenti d'animo che tanto bene hai descritto.

    Un cordiale saluto da due nuovi seguaci: l'unica Estone che vive in Provincia di Mantova e suo marito, Romano, che ha lasciato il Lazio per la Lombardia. Non abbiamo trovato il gadget per aggiungerci ai lettori fissi Google, allora ti abbiamo "linkata" permanentemente dal nostro blog-galleria di confini qui in basso a destra, dove c'è scritto "Sõbrad / Amici / Friends".

    Cordiali saluti.

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  2. Grazie! È un piacere :)
    Neanche io so dove sia il gadget per seguirmi in questo sito, ho messo solo quello per inserire l'email sulla destra. Devo ancora farci la mano con Blogger!

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