Ian McEwan, acclamato scrittore inglese, lo afferma con sicurezza: “molti romanzi sono troppo lunghi”, esternando poi la sua predilezione per quelli più brevi, che si possono leggere tutti d’un fiato, come se si stesse assistendo a un film, a un’opera o a una commedia teatrale. “Sono pochi i romanzi che meritano di essere lunghi”.
Per l'articolo completo: Ian McEwan: “Sono pochi i romanzi che meritano di essere lunghi”
lunedì 1 settembre 2014
domenica 6 luglio 2014
Xu Hong Fei
Oggi passeggiando per Torino mi sono imbattuta nelle opere di Xu Hong Fei. Erano lì, vigili e in movimento di fronte a Palazzo Reale.
Fiori al vento |
Kiss |
Kiss |
Si tratta di una mostra itinerante, Il fascino della Capitale antica, a Torino già dal 13 giugno e presente fino al 18 luglio. Sono in tutto 36 opere di scultura realizzate in diversi materiali e sparse in vari luoghi della città: da Piazza Castello al Museo d'Arte Orientale, dal Polo Reale alla Reggia di Venaria Reale, dalla Galleria Subalpina alla Piscina monumentale. Sono molto belle, vale la pena cercarle.
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Alice in Translation
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00:46
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Piazza Castello, 10124 Torino, Italia
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sabato 5 luglio 2014
Quando i miei vicini litigano
Quando i miei vicini litigano, sembra che intorno il
silenzio si faccia più intenso, i passi per i ballatoi più felpati, i giochi
dei bambini attutiti. Persino i saluti tra dirimpettai si diradano, lasciando
spazio a discreti cenni del capo.
Quando i miei vicini litigano si arriva a un punto in cui si
sentono solo le urla di lei, mentre le risposte di lui spariscono e nulla
rimane se non singhiozzi. Allora la voce di lei si fa più umida e fuori piove.
Quando i miei vicini litigano a volte ti viene il mal di testa,
ma mai ti prende l’idea di far presente che sono appena le sette e mezza del
mattino. Il sole è in piena ascesa, ma il dolore non ha orari e del loro
vorresti partecipare solo per ricordare che tutto si risolve, in un modo o nell’altro.
Quando i miei vicini litigano, invece, non si risolve mai
niente. E la parete che vi divide, che filtra le loro voci e impotenze, la vedi
assottigliarsi in tante piccole sbarre di prigione. Diversamente solida e
immobile, apre spiragli su un mondo di solitudine a due.
Non urlare, mi scoppia la testa, le dice lui.
Se non urlo crollo
anch’io, risponde lei.
E così vanno avanti, usando ognuno il suo bastone.
Fonte |
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lunedì 30 giugno 2014
Sassi-Superga: finalmente ce l'ho fatta!
Due sabati fa ho finalmente avuto modo di realizzare qualcosa che sognavo di fare da quindici anni: andare da Sassi alla Basilica di Superga a piedi. No, niente di straordinario, è vero. Ci avevo provato con un'amica, ma a metà strada mi aveva liquidata con un deciso "io mi rifiuto, sto morendo" e il pollice alzato per fare autostop. Al tempo, pur preoccupate di chi avrebbe potuto fermarsi, ci eravamo alla fine fatte dare un passaggio da un ragazzo che andava fin lassù per prendere il sole.
Avrei potuto organizzarmi prima e, nonostante la mancanza di compagni di avventura, andarci da sola. Ma in questo caso da sola non ci volevo andare e:
- i miei amici concittadini sanno bene che non è una passeggiata rilassante;
- i miei amici non concittadini non si fidano più delle idee che mi vengono e che presuppongono una qualche passeggiata in posti non generalmente noti. Quando dico "dai, è dietro l'angolo" ormai si insospettiscono.
Poi ho conosciuto E. E. è relativamente nuova qui a Torino ma, soprattutto, è molto propositiva per uscite e scampagnate. Due sabati fa mi ha proposto di andare a visitare la Sacra di San Michele ma, complice un venerdì sera un po' faticoso e orari non troppo comodi, io ho rifiutato. Ed è stata lei che, in cerca di un'alternativa, ha esordito con: Andiamo a Superga a piedi?
Come fosse il mio compleanno, per dire. E ci siamo incamminate.
La salita è stata fantastica, con oltre trenta gradi e ombra totalmente assente. Neanche dieci passi ed E. si era già pentita della sua proposta, ma nonostante tutto ha proseguito, tra invettive varie, a inerpicarsi per quell'ora e trenta minuti che ci vogliono per raggiungere la cima.
Torino dall'alto |
Manca ancora un po'... |
Verso l'infinito e oltre! |
Torino dall'alto |
Torino dall'alto con lampione romantico |
Confluenza tra il fiume Po e il fiume Stura di Lanzo |
Basilica, particolare con nuvole |
Ciao, Basilica! |
Torino dall'alto |
L'illuminazione di Torino |
Torino sempre più illuminata |
Io, felice |
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mercoledì 25 giugno 2014
Ma allora sai un sacco di lingue!
In palestra.
"...e tu cosa fai di lavoro?"
"La traduttrice."
"Ah, bello! Ma allora sai un sacco di lingue!"
"Umh, no. Solo per capire, ma perché pensi che un traduttore sappia un sacco di lingue?"
"Pensavo che per fare il traduttore una persona dovesse conoscere almeno cinque o sei lingue di base..."
E non stava scherzando.
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martedì 24 giugno 2014
Keep calm and translate
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lunedì 23 giugno 2014
Vronsky was making love to Anna
Vronsky was making love to Anna.Emma read the sentence again, distracted by the pillar of a woman behind her. Did Tolstoy really mean making love? She couldn't think so. Having sex? It would be so bald written on the page like that. Surely they can't have been making love here and there like this in the nineteenth century. It must refer to something else, something more benign. She flushed, a little guiltily. Not that having sex wasn't benign - of course it was, it led to babies, after all. Though the things that she and Will had begun to do in the dark had nothing whatsoever to do with babies. But Anna and Vronsky? They had been constrained, wasn't that the idea? Perhaps it was the translation. She flipped to the cover of the book and read the name beneath Tolstoy's - Constance Garnett. Emma thought she understood. Vronsky had whispered something loving to Anna, or soothed Anna lovingly, or something like that, and Miss Garnett had used other words instead, painting what ought to be a pink scene - scarlet. Probably a spinster; the pathetic type who reads passion into the twist of a shut umbrella.
Tratto da The postmistress, di Sarah Blake.
lunedì 16 giugno 2014
La mia domenica piovosa
Nelle ultime settimane ho lavorato tanto, anche e soprattutto nel fine settimana. Non è che avessi poco da raccontare, ma è stato tutto talmente frenetico e intenso che ogni momento libero ho preferito trascorrerlo lontana dal pc, per riossigenare cervello e vista. Ho anche provato l'ebbrezza di 22 ore di lavoro consecutive nel periodo elettorale, partecipando come segretaria di seggio.
Ieri allora mi sono dedicata l'intera giornata, iniziando con una passeggiata per una splendida Torino nuda di gente in una piovosa domenica mattina.
Via Cernaia |
Via Cernaia |
Corso Vinzaglio |
Corso Vinzaglio |
Monumento a Pietro Micca |
Palazzo Madama |
Galleria Subalpina |
In piazza Castello, poco prima dell'ingresso alla Galleria Subalpina, c'era un signore anziano e grassottello con un buffo cappello di paglia che suonava La vie en rose alla tromba. Molto, molto romantico.
Piazza Vittorio - Estate |
Avrei voluto prendere un qualsiasi bus diretto verso le viuzze inerpicate della collina, ma di domenica i mezzi pubblici sono quasi un miraggio, perciò ho optato per il Monte dei Cappuccini.
Vista dal Monte dei Cappuccini |
Per chi ancora non lo sapesse: il Monte dei Cappuccini sembra lontano, ma non lo è. Da Piazza Vittorio dista appena 1 chilometro, e ne vale la pena.
Mi aspettavo di trovare il deserto anche lassù, invece c'erano fior di macchinoni parcheggiati alla rinfusa. Tutti erano però in chiesa per la messa, e il panorama è rimasto solo mio.
Discesa dal Monte |
Scorciatoie interboschive |
Poi la città ha iniziato a riempirsi, e io ne ho allora approfittato per andare a mangiare i biscottini all'anice preparati da un'amica.
Spero la vostra domenica sia stata altrettanto bella.
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giovedì 15 maggio 2014
lunedì 12 maggio 2014
Guarda che non sono io: Francesco De Gregori al Salone del Libro di Torino
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domenica 11 maggio 2014
Salone del Libro: l'assurdità della rete senza fili
Al Salone del Libro collegarsi a Internet è un'impresa. Viene resa disponibile la rete senza fili del salone...
...ma non ha una buona copertura neanche quella.
Nella lounge, invece, per un attimo sono rimasta stupita dal fatto che volessero espressamente indicare la mancanza di rete con l'espressione Wi-Fi free: "senza collegamento Wi-Fi". Poi ho capito che la frase non era in inglese (che comunque avrebbe richiesto il trattino tra le due parole), ma in italiano, e che quindi avevano utilizzato "free" invece di "gratuito".
L'impressione è che siano riusciti a scrivere una frase male in due lingue diverse.
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giovedì 1 maggio 2014
It's gonna be the best day of my life
Ho sentito questa canzone qualche giorno fa in un mercatino dell'usato vicino a casa. Stavo scartabellando tra i libri in offerta (ho trovato Il letto di Alice di Schine Cathleen a 50 centesimi, anche se non mi ha ancora convinta) e ho cominciato a canticchiarla in automatico. Ora la metto a tutto volume tutte le mattine prima ancora di fare colazione. Al di là del ritmo, che mi garba, mi piace iniziare la giornata pensando che quel giorno, proprio quello, sarà il più bello della mia vita, qualsiasi cosa abbia in programma di fare. Non lo so perché, ma di recente sono di ottimo umore (e per esserlo non serve un perché...).
Poi l'altro giorno avevo voglia di musica nuova e ho chiesto suggerimenti. Li ho messi tutti in fila e mi sono creata una playlist particolarmente eterogenea che mi accompagnerà per il prossimo mese. Se volete aggiungere un vostro personale suggerimento, sarà davvero ben accolto.
Ah. Tra le canzoni a me sconosciute c'era questa, che credo sia un vero e proprio gioiellino.
Vi copio la playlist aggiornata ad oggi. Alcune canzoni non mi convincono granché, ma lo scopo era proprio provare ad ascoltare qualcosa di nuovo, perciò...
- Whitesnake - Is This Love
- Rodriguez - Sugar Man
- Sheryl Crow - Run, Baby, Run
- Il teatro degli orrori - Non vedo l'ora
- Stromae - Formidable
- Wisin - Que viva la vida
- Da Frozen della Disney: Let it go
- Alex Vargas - Howl
- Sade - Jezebel
- Kodaline - One Day
- Joni Mitchell - Big Yellow Taxi
- Marijonas Mikutavičius - Aš Miręs
- Armasta Mind Nii - Blacky
- Ben Mazué - L'homme modeste
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giovedì 24 aprile 2014
Il manifesto della mia pigrizia
Quando mi sono trasferita ho iniziato bene: un centinaio di gite all'Ikea, al Brico Center, all'Obi, a Mondo Convenienza, tre o quattro negozi di ferramenta e qualcosa d'altro che ora non ricordo. Nel giro di un mese ho arredato, montato, smontato, appeso, trapanato, avvitato (sì, ho anche un avvitatore adesso! Come ho potuto vivere senza fino ad ora?), fissato e inchiodato qualsiasi cosa.
Poi, visto che tutto procedeva bene e filava liscio, mi sono rilassata un poco: ho iniziato a dilettarmi in frequenti gite per il quartiere, a divertirmi a prendere pullman a caso che hanno la fermata nei dintorni per scoprirne il tragitto, a fare amicizia con vicoli e scorciatoie, incetta di verdura nei mercatini rionali e mi sono iscritta nella palestra della zona (forse l'UNICA palestra della zona). Quindi, da cosa nasce cosa, ho inaugurato forno e fornelli e iniziato a invitare amici a pranzo, cena e merenda.
Il risultato è che ora ho ancora qualche lavoretto da sbrigare.
Tutti i giorni, mentre faccio colazione, ripasso la mia lista mentale di ciò che potrei/dovrei finire di mettere a posto alla prima pausa della giornata. Mi dico che è il giorno giusto, che sarà un gioco da ragazzi, quanto ci vorrà? Mezz'ora e via! Nella mia mente mi vedo, indaffarata e laboriosa, che mi applico e spunto via via ogni elemento dalla lista. E invece no. Le mie fantasie rimangono fantasie e le cose da sbrigare rimangono... da sbrigare. Perché alla prima pausa della giornata schizzo in palestra, perché quando termino una traduzione preferisco farmi una passeggiata o provare una ricetta nuova, leggere un libro, guardarmi l'ultima puntata di Sherlock Holmes, uscire a prendermi un caffè alla pasticceria sotto casa (sì, ho una pasticceria sotto casa che fa il miglior caffè al ginseng di Torino: inferno e paradiso insieme!).
Probabilmente mi tornerà la voglia di sbrigare le faccende a inizio autunno, giacché il sole poco si confa ai lavori manuali. Tuttavia, per togliermi il tarlo dalla testa, ecco la mia lista di cose da fare, il manifesto della mia pigrizia.
La porta di ingresso. Sarebbe da scartavetrare prima e poi chissà che cos'altro. Per ora ho acquistato il colore, che è quello nel pallino verso il fondo del barattolo: praticamente un fucsia opaco ("per la camera dei bambini", recita il testo).
La yucca, ovvero: monta la mensola in cucina.
Questa è la meravigliosa pianta che mi è stata portata dalla vicina. Per ora continuo a dire che stanno ancora crescendo le radici, ma la verità è che sono già sufficientemente lunghe e che dovrei decidermi a farle degno spazio in cucina. Solo che... dove? Come? Perché, chi e cosa?
Il quadro. Non sono mai stata così indecisa sul punto esatto in cui appendere un quadro e ora diventando quasi una questione esistenziale: "Dimmi dove l'appendi e ti dirò chi sei".
Stesso discorso vale per lo specchio, che tuttora rimane appeso alla cappelliera in entrata.
La vecchia cassettiera. Come decorarla? Si accettano consigli, tenendo conto che i colori predominanti nella stanza al momento sono il rosso e il bianco.
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venerdì 11 aprile 2014
Stanno arrivando...
Stanno arrivando! Cosa?
- Il Salone del Libro dall'8 al 12 maggio (e se siete traduttori o lavorate nel settore, conviene far già richiesta di accredito);
- la mostra dedicata ai preraffaeliti dal 19 aprile al 13 luglio (con l'Ophelia di Millais, uno dei miei quadri preferiti che ero rimasta delusa di non aver ritrovato alla Tate);
- il Jazz Festival, dal 25 aprile al 1° maggio.
Dimentico qualcosa? Ah sì: ma quanto mi piace vivere a Torino?!
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martedì 8 aprile 2014
Quiz: Tate Britain live
Sono nate nello stesso giorno, si sono sposate nello stesso giorno e han dato alla luce un figlio nello stesso giorno. Di che quadro sto parlando?
Suggerimento fotografico |
Soluzione (indovinata da Lituopadania): The Cholmondeley Ladies
Curiosità: sapete come si pronuncia "Cholmondeley"?
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lunedì 7 aprile 2014
Facce da guardia
Turisti pronti a incontrarsi nel luogo X all'ora Y |
A Londra avevo assistito al cambio della guardia una volta sola, da piccola, e lo ricordavo come un evento davvero imperdibile. Sarà che al tempo ero in compagnia anche di una ragazzina poco più grande di me con cui avevo trascorso l'attesa a giocare e ad arrampicarmi su qualsiasi elemento urbano agibile.
Così ho iniziato a guardarmi intorno...
Lei si è divertita più di tutti |
...e a fotografare i fotografi (che sono uno dei miei soggetti preferiti!)
In definitiva, il vero spettacolo per noi è stato lui, il ragazzo con la maglia rossa.
È giunto con l'aria di chi non si aspettava tanta gente, in quel quieto angolo di mondo dove è solito andare a correre in solitaria: "Che è tutta 'sta gente?", sembrava suggerire la sua espressione. "Ah, al solito, i tipi di Buckingham".
Chiaramente la sua routine non ha patito la pioggia (che a Londra è solo un abbaglio per i turisti), la folla, il trambusto, il passaggio dei gendarmi a cavallo o altro. No. Dopo un attimo di esitazione, stoico e impassibile, ha proseguito con rotazione del bacino, allungamento di polpacci, glutei e muscoli vari, saltelli sul posto... La sua espressione è rimasta inalterata per tutto il tempo. Era francese.
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