lunedì 15 ottobre 2012

Un libro che vorrei leggere


"Quando iniziai ad annotare i ricordi di mio padre, domandavo se una particolare famiglia fosse slovacca o ungherese, e un giorno rispose: 'Non saprei dire. Sai, non avevamo l’abitudine di definirci in quel modo'. È un paradosso, dopo quarant’anni di comunismo e venti anni di globalizzazione, il fatto che ancora non siamo tornati  a com’erano le cose prima della guerra, quando le persone non si guardavano l’un l’altra principalmente come membri di un gruppo etnico".

Pavol Rankov


La frase è tratta da questa intervista all'autore. Il libro di cui si parla, Stalo sa prvého septembra (alebo inokedy), ovvero It Happened on September the First (or whenever), ha vinto il Premio letterario dell'Unione europea nel 2009 ed è attualmente introvabile (c'è comunque David Vaughan che sta lavorando alla traduzione in lingua inglese!).

4 commenti:

  1. E' un po' il destino del popolo slovacco, quello della mancanza di una identità chiara.
    Fino al 1918 non era mai stato indipendente ed una buona metà dell'attuale territorio era abitato da Ungheresi (che furono cacciati via in due riprese, al termine delle due guerre mondiali) e da una buona parte di Tedeschi.
    Fino al 1992 comunque la Slovacchia si trovò associata ed in posizione minoritaria in quella che si chiamò Cecoslovacchia.
    Dal 1992 in poi la Slovacchia suscita nei non esperti di geografia un senso di confusione con la Slovenia, che è simile sia nel nome che nella bandiera. L'entrata nell'Euro ed il costante declino demografico della Slovacchia, infine, pongono il suo popolo in una inesorabile posizione di secondo rango.
    Mi risuona alla mente ciò che disse un ragazzo di Košice ad un intervistatore inglese in un programma TV un paio d'anni fa: "I confinanti polacchi ed ucraini ci ignorano e quelli ungheresi ci odiano. I Cechi li odiamo noi, invece, perché quando vengono da queste parti con le loro automobili ci portano via le nostre ragazze più belle".

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    1. Sì, la questione cechi/slovacchi è spinosa. Ricordo comunque che la separazione dei due Stati era stata vissuta, almeno all'interno della mia famiglia, con profonda tristezza.

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  2. Ma tu sai il ceco? Perché in tal caso potrei provare a chiedere al mio professore di ceco dell'università. E' molto anziano, chissà, però tentar non nuocerebbe.

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    1. Ciao Silvia, grazie ma aspetto che ne esca la versione inglese! Pensa che il mio patrigno è ceco, ma purtroppo ne mastico solo un paio di parole :/

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