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giovedì 6 giugno 2013

Nota bene, ovvero ciò di cui avevo smesso di parlare

Il corso che ho seguito sugli aborigeni canadesi (di cui avevo scritto qualcosa) è ormai finito da un pezzo, ma non ho smesso di pensarci. Poi oggi, un po' perché con un'amica abbiamo parlato di Canada, un po' perché è uscito un discorso sulle forme di istruzione e sull'istituzione Chiesa, ho cominciato a ripensarci con più prepotenza. Questi sono solo appunti, in realtà, ma fa niente: oggi il mio blog sarà il mio personalissimo blocco note (le altre volte, invece...).

Dal 1876 al 1996 (sì, millenovecentonovantasei) i bambini aborigeni canadesi sono stati portati via dalle loro famiglie e inseriti in scuole apposite gestite dalla chiesa cattolica o anglicana. 

Circa il 50% di loro in quegli anni moriva per percosse, inedia, malattie; la maggior parte dei sopravvissuti è invece finita in prigione o nel tunnel della droga e della dipendenza a causa dei profondi traumi subiti. Altri ancora (circa il 2-5%), forse i più "fortunati", hanno trovato la forza di crearsi una famiglia, di andare avanti e lottare perché si risolvano gli innumerevoli problemi e le forti disuguaglianze che ancora oggi sussistono nella società canadese.

Queste sono alcune delle loro storie.

Queste, invece, sono le formali scuse presentate nel 2008 da Stephen Harper, primo ministro canadese, a nome del Governo - discorso un po' controverso. Qui se ne trova la trascrizione completa, mentre qui se ne fa un'analisi dettagliata. 


                                



Ciò che mi ha stupito è stato il collegamento di due dati che riguardano proprio gli ultimi anni, ovvero:

- l'aumento in percentuale di aborigeni appartenenti alle nuove generazioni (rispetto al numero dei "canadesi");
- l'avvio di nuove campagne di contrattazione con gli aborigeni per l'utilizzo dei loro territori (le cosiddette riserve), alcuni dei quali particolarmente importanti per la costruzione di nuovi condotti per il reperimento e il trasporto di materie prime.

Ecco il motivo per cui mi pare che quelle scuse, nel 2008, siano capitate un po' troppo a fagiolo. I problemi comunque non riguardano solo l'istruzione, le scuole, il mancato rispetto di vecchi accordi e tanto altro ancora, ma una concezione del mondo e del rapporto con esso che fa della questione un caso culturale di particolare rilevanza. I rapporti di forza che cambiano e mutano sono molto interessanti, soprattutto considerando la nascita di spontanei movimenti di protesta, come Idle No More, ma anche di programmi volti a sensibilizzare il pubblico canadese puntando sulla comprensione del punto di vista dell'altro.  Un esempio è Eight Fire, un canale che raccoglie interviste, servizi e tanto materiale, il tutto incentrato sull'esperienza umana, il confronto e il dialogo tra le parti, la possibile crescita di un'intesa e un incontro tra le due culture, che ancora devono imparare a convivere e rispettarsi.

sabato 16 marzo 2013

Kent Monkman, un artista Cree





Kent Monkman è un artista di discendenza Cree, ovvero di uno dei più importanti e numerosi gruppi di nativi canadesi. Nelle sue opere contesta l'interpretazione storica dei colonizzatori e la loro visione degli aborigeni, ma rappresenta anche la sessualità e la sessualità colonizzata








Artist and Model, 2012
Forest with Trees, 2008





Miss Chief Eagle Testickle

Uno dei personaggi che ricorrono nelle sue opere e nei suoi video è Miss Chief Eagle Testickle, un suo alter ego vistoso, esuberante ed egocentrico. L'idea pare gli sia venuta dopo aver scoperto che George Catlin, pittore americano del 19° secolo particolarmente famoso per i quadri che ritraggono la vita dei nativi, si era rifiutato di documentare nelle sue creazioni le persone con "due anime" ("Two-spirit people"). 




Nella tradizione artistica nordamericana era tanto forte il desiderio di farci scomparire dai luoghi dove vivevamo e dai luoghi dove siamo nati che l'opera cancellava il punto di vista degli aborigeni.

Il concetto di "Two-spirit people" è molto vasto e sto ancora cercando di comprenderlo a fondo, perché può avere diverse connotazioni. In linea molto generale, si definivano così quelle persone che si  riteneva ospitassero due anime in un corpo solo e che, per questo, si vestivano combinando abiti sia maschili che femminili. Il loro ruolo sociale cambiava molto in base alla loro tribù di appartenenza, ma il fatto che possedessero due anime non aveva necessariamente un'influenza sulle loro inclinazioni sessuali.

giovedì 7 marzo 2013

Aborigeni, saggezza e conoscenza

La conoscenza aborigena affonda le proprie radici nell'esperienza personale e non rivendica alcuna pretesa all'universalità. Il grado di affidabilità di ciò che viene detto si collega all'integrità e alla percettività della persona che lo riporta. Se Joseph X riferisce di aver visto tracce di alci in una direzione data, l'informazione sarà soppesata alla luce di ciò che è noto di Joseph X, della frequenza con cui in passato le sue osservazioni si sono dimostrate accurate, di ciò che è noto di questa parte del territorio, e delle abitudini delle alci. Le sue osservazioni non saranno necessariamente accettate senza obiezioni, e nemmeno saranno contraddette o respinte. Piuttosto, verrebbero contestualizzate.

Per natura personale della conoscenza si intende che percezioni disparate e persino contraddittorie possono essere accettate come valide perché sono uniche per quella persona. In un consiglio o in una tavola rotonda di anziani non si riscontreranno discussioni su quale percezione abbia maggiore validità e pertanto su quale giudizio debba prevalere. In altre parole, le persone non discutono l'una con l'altra per stabilire chi ha  ragione - chi detiene la 'verità'. Le società aborigene distinguono tra percezioni, che sono personali, e la saggezza, che ha una validità sociale e che può servire quale base per un'azione comune. La conoscenza assume validità attraverso un'analisi collettiva e lo sviluppo del consenso.

Alcuni miei amici non aborigeni hanno descritto la loro iniziazione al processo decisionale delle comunità aborigene del nord. In quelli che sembravano incontri del villaggio interminabili, venivano discussi problemi che incidevano sul benessere comune della comunità. Gradualmente, si sentivano commenti o esperienze prendere una determinata direzione e rinforzarsi l'un l'altra; e a un certo punto, tutti si alzavano e se ne andavano. Un osservatore potrebbe essere in grado di scorgere lo scambio di sguardi o cenni del capo tra alcuni anziani, che segnalano l'emergere del consenso; ma tale consenso non viene normalmente confermato con un voto. Si perviene alla saggezza collettiva mediante un processo di "raccolta dei pensieri".
Tratto da Updating Aboriginal Traditions of Knowledge, di Marlene Brant-Castellano
La traduzione è opera mia




Si vede che il corso mi sta prendendo molto?

mercoledì 6 marzo 2013

About truth

Alle udienze in merito a un'ingiunzione avente lo scopo di fermare il primo progetto di sviluppo di energia idroelettrica di James Bay, nel nord del Quebec, è stato presentato come testimone dello stile di vita dei Cree e dell'ambiente un anziano appartenente a una delle comunità Cree del nord su cui il progetto avrebbe potuto incidere. Quando gli è stato chiesto di giurare che avrebbe detto la verità, questi ha domandato al traduttore di spiegargli il significato della parola. Quale che sia il modo in cui la verità è stata tradotta per lui, come un qualcosa che vale per tutte le persone, o un qualcosa che è valido a prescindere da chi la sostiene, l'anziano ha risposto: "Non posso promettere di dirvi la verità; posso dirvi soltanto ciò che so".
 Tratto da Updating Aboriginal Traditions of Knowledge, di Marlene Brant-Castellano
La traduzione è opera mia 


Marlene Brant-Castellano
Bello il sorriso di Marlene...

mercoledì 27 febbraio 2013

Aboriginal Worldviews and Education

Jean-Paul Restoule, il professore

Aboriginal Worldviews and Education è il titolo di un corso che ho iniziato ieri su Coursera (il link qui). 

Ieri mi sono praticamente immersa nelle lezioni, dalle 23 alle... 4 del mattino. Sono andata a dormire con molta riluttanza, visto che mi mancava l'ultima parte (che non vedo l'ora di seguire stasera).
In particolare, molto è il materiale su Internet che il professore segnala.

Ad esempio questo articolo (in inglese), che tratta del divario tra l'approccio occidentale e quello dei nativi dell'Alaska per quanto riguarda l'istruzione - non in termini statistici, ma per metodologia e concezione. L'ho trovato particolarmente illuminante ma, nel caso foste interessanti, prendetevi un po' di tempo perché è un po' lunghetto.

Se no, guardatevi Babakiueria. Si tratta di un breve film del 1986, sempre in inglese, ideato da Geoffrey Atherden e girato da Don Featherstone, che cerca provocatoriamente di mostrare, con molto sarcasmo e attraverso gli stereotipi più comuni, come gli aborigeni vengano rappresentati nella società australiana. Il punto di vista è capovolto: nel senso che in questo caso un gruppo di aborigeni arriva su di una piccola barchetta in una Barbecue area dove un gruppo di gente bianca sta tranquillamente trascorrendo la giornata. Mentre i bianchi risultano una minoranza, gli aborigeni prendono possesso del territorio, per esempio riprogettando le loro città, estirpandoli dalle loro case, portando via i bambini dalle loro famiglie di origine o anche solo trattandoli in maniera estremamente razzista. 






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