Il corso che ho seguito sugli aborigeni canadesi (di cui avevo scritto qualcosa) è ormai finito da un pezzo, ma non ho smesso di pensarci. Poi oggi, un po' perché con un'amica abbiamo parlato di Canada, un po' perché è uscito un discorso sulle forme di istruzione e sull'istituzione Chiesa, ho cominciato a ripensarci con più prepotenza. Questi sono solo appunti, in realtà, ma fa niente: oggi il mio blog sarà il mio personalissimo blocco note (le altre volte, invece...).
Dal 1876 al 1996 (sì, millenovecentonovantasei) i bambini aborigeni canadesi sono stati portati via dalle loro famiglie e inseriti in scuole apposite gestite dalla chiesa cattolica o anglicana.
Circa il 50% di loro in quegli anni moriva per percosse, inedia, malattie; la maggior parte dei sopravvissuti è invece finita in prigione o nel tunnel della droga e della dipendenza a causa dei profondi traumi subiti. Altri ancora (circa il 2-5%), forse i più "fortunati", hanno trovato la forza di crearsi una famiglia, di andare avanti e lottare perché si risolvano gli innumerevoli problemi e le forti disuguaglianze che ancora oggi sussistono nella società canadese.
Queste sono alcune delle loro storie.
Queste, invece, sono le formali scuse presentate nel 2008 da Stephen Harper, primo ministro canadese, a nome del Governo - discorso un po' controverso. Qui se ne trova la trascrizione completa, mentre qui se ne fa un'analisi dettagliata.
Queste, invece, sono le formali scuse presentate nel 2008 da Stephen Harper, primo ministro canadese, a nome del Governo - discorso un po' controverso. Qui se ne trova la trascrizione completa, mentre qui se ne fa un'analisi dettagliata.
Ciò che mi ha stupito è stato il collegamento di due dati che riguardano proprio gli ultimi anni, ovvero:
- l'aumento in percentuale di aborigeni appartenenti alle nuove generazioni (rispetto al numero dei "canadesi");
- l'avvio di nuove campagne di contrattazione con gli aborigeni per l'utilizzo dei loro territori (le cosiddette riserve), alcuni dei quali particolarmente importanti per la costruzione di nuovi condotti per il reperimento e il trasporto di materie prime.
Ecco il motivo per cui mi pare che quelle scuse, nel 2008, siano capitate un po' troppo a fagiolo. I problemi comunque non riguardano solo l'istruzione, le scuole, il mancato rispetto di vecchi accordi e tanto altro ancora, ma una concezione del mondo e del rapporto con esso che fa della questione un caso culturale di particolare rilevanza. I rapporti di forza che cambiano e mutano sono molto interessanti, soprattutto considerando la nascita di spontanei movimenti di protesta, come Idle No More, ma anche di programmi volti a sensibilizzare il pubblico canadese puntando sulla comprensione del punto di vista dell'altro. Un esempio è Eight Fire, un canale che raccoglie interviste, servizi e tanto materiale, il tutto incentrato sull'esperienza umana, il confronto e il dialogo tra le parti, la possibile crescita di un'intesa e un incontro tra le due culture, che ancora devono imparare a convivere e rispettarsi.