A lavoro concluso non ho resistito: mi sono sistemata pacificamente sul balcone e mi sono goduta le ultime pagine di Beatrice and Virgil nell'aria fresca della sera.
Il romanzo è di Yann Martel, autore canadese particolarmente noto per la pubblicazione di Life of Pi (Vita di Pi, ed. Piemme, tradotto da Clara Nubile), che è un bellissimo libro che racconta la storia di un giovane ragazzino indiano, vittima di un naufragio, e l'avventura che si troverà ad affrontare - opera particolarmente ricca di spunti di riflessione sulle religioni e, per quanto mi riguarda, anche una chiave di lettura diversa del mondo.
Ho iniziato a leggere Beatrice and Virgil con fare divertito. Lo stile dell'autore è diverso dall'altra sua opera: più semplice, colloquiale, narrativo. Perciò è con leggerezza che prosegui nella lettura, fino a quando, senza neanche accorgertene, ti rendi conto di essere spettatore di un lento cambiamento nel senso, nel significato; tutto assume una profondità diversa, dolorosa.
Non voglio scrivere nulla sulla trama, rovinerei la lettura ad altri - ma è un capolavoro, dovrebbero leggerlo tutti. Non appena sarà pronta una traduzione in italiano (da qui il mio disappunto).
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