sabato 8 giugno 2013

Quello che non mi uccide mi rende più forte

"Quello che non mi uccide mi rende più forte", sosteneva Nietzsche. Ma lui è mai andato a correre?  

Io ho iniziato ad andare a correre questa settimana. Odio la palestra, la bici devo ancora farla sistemare, andare a nuoto senza bici è noioso e quando cammino non riesco mai a stancarmi. 

Correre, invece, mi uccide.

Il primo giorno dopo dieci minuti ho pensato: "Beh, stai andando bene, hai ancora un sacco di energie!". 
Dopo venti: "Comincio a sentirmi male..."

Al trentesimo minuto ero stravolta e ho bevuto mezzo litro d'acqua.

La seconda volta al quindicesimo minuto ho pensato che no, non dovevo farlo per forza. Poi i polpacci cominciavano a farmi male e qualsiasi canzone mi irritava. Stavo già valutando di fermarmi quando ho ricevuto la telefonata di un'amica (da quando ho scoperto che le cuffiette hanno anche il microfono è una pacchia). Ho risposto e, mentre lei parlava, mi sono distratta a tal punto da finire magicamente l'allenamento senza accorgermene. No, non ero manco stanca. Anzi avevo quasi l'impressione di avere in un certo qual modo barato. Insomma, se dopo aver corso non sei mezzo morto, allora non hai fatto il tuo dovere. O no?

Oggi ho fatto il mio dovere. Su Torino c'erano quelle nuvole umide e pesanti che promettono un'improvvisa e scrosciante pioggia lampo, ma non è scesa neanche mezza goccia. Alla mancanza di respiro per partito preso si aggiungeva la brutta sensazione dell'afa appiccicosa. 

Poi le altre volte sono stata piuttosto schiva: mi piaceva il mio parchetto vuoto e solitario, anche perché - soprattutto all'inizio - farsi superare da persone che camminano mentre tu tendenzialmente e teoricamente corri non è proprio un toccasana per l'autostima. Quindi eravamo io, il sentiero vuoto e qualche persona a passeggio col proprio cane.

Oggi no. Con Happy Go Lucky Me in sottofondo ho superato il ponte che divide il mio dimenticato angolino verde con quello più popolato, anche perché le reti che solitamente dividono i due spazi erano state scostate l'una dall'altra. Sono finita in mezzo ai rumori del mondo, ai bambini che giocavano a pallone, ai passeggini e ai cani e agli altri corridori, quelli veri, quelli che in mezz'ora percorrono più di 4 km appena. Ero tutta contenta. 

Foto della zona più popolata del parco




Poi, dopo questo bel tuffo dall'altra parte della barricata, dopo questa bella prova di temerarietà e coraggio, ho scoperto che qualcuno aveva di nuovo chiuso il passaggio e per tornare mi toccava fare il giro largo sul lato della strada e delle macchine. 

Ecco. Dopo 33 minuti di corsa, con la testa che girava e la pressione che scendeva, mi sono meritatamente accartocciata su una panchina e tutto quel che sono riuscita a pensare è che era un peccato che non mi fossi portata dietro un plaid. Avevo sonno. 

6 commenti:

  1. a me dopo 3 settimane fa ancora male la schiena... forse siamo nate per leggere.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma tu mi rincuori! Ora penserò alla tua schiena a pezzi (e farò finta di non ricordarmi dei tuoi 10 chilometri) :P

      Elimina
  2. 33 minuti?!? Ma sei un'eroina!!Io sono sicuramente nata per leggere.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. hahahaah Vero?!? VERO?!? 33 minuti sono INCREDIBILI, sono d'accordo! :D

      Elimina
  3. Correre fa male, tanto nel pensiero, quanto nel fisico.
    Quelli che dicono che lo "jogging" fa bene, non sanno (o non vogliono dire) che lo jogging è stato inventato da James Fuller Fixx, scrittore novaiorchese morto all'età di 52 anni d'infarto, proprio mentre faceva la sua corsetta quotidiana...
    ;-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Nel fisico posso capirlo, soprattutto nel mio caso. Nel pensiero non saprei, dipende molto dai motivi sottesi secondo me.
      Poi non posso fare a meno di pensare a Murakami Haruki e al suo L'arte di correre. Il suo approccio mi piace un bel po' :)

      Elimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...