mercoledì 9 ottobre 2013

Il bello del tradurre full-time

Penso, traduco, scrivo, dubito, studio, traduco, controllo, rileggo, correggo, verifico, valuto, domando, testo, traduco, revisiono, revisiono di nuovo, revisiono ancora, dormo e penso "forse sarebbe meglio controllare quella preposizione" prima di prendere sonno, preparo il pranzo, dubito, traduco, rileggo, mi distraggo, scrivo, rileggo, consegno.

Ogni volta l'iter è lo stesso, quale che sia il testo da tradurre. Ogni volta però l'argomento cambia, se non del tutto, quel tanto che basta a renderlo completamente diverso da quello appena tradotto o da quello che tradurrò domani. Cosa mi piace di questo lavoro? Il poter lavorare con la lingua, l'imparare continuamente cose nuove - ovvero le cose più scontate. Eppure ci sono anche aspetti ulteriori.

1. Non c'è mai un lavoro facile.

Fonte: cosmosmagazine.com
Può essere un argomento ormai conosciuto ed esplorato, sì. Magari è il quarto testo di fila su un dispositivo di stampaggio di materie plastiche e molti termini ormai li conosci, eppure c'è sempre quella specifica frase che ti tiene inchiodato per un paio d'ore solo perché il soggetto è al singolare e il verbo al plurale. Perché? Un refuso o un errore intenzionale? Magari una struttura diversa richiesta dalla lingua per quel determinato contesto? Qual era l'intenzione? Il paragrafo ha un senso? Perché per metà del testo questo elemento lo chiama tamburo e poi lo chiama bassina? E quest'altro termine che non esiste da nessuna parte, cosa mi rappresenta, un refuso o un neologismo? Ci sono sempre enigmi appassionanti da risolvere

Tempo fa una collega mi diceva che per lei tradurre è un gioco, oltre che un lavoro, perché è una sfida con se stessi e con due o più lingue che si amano. Sedersi alla scrivania e accendere il computer la mattina equivale all'inizio di un'avventura straordinaria di ricerca e indagine che, tanto si sa, verrà sempre coronata da un successo. "Se devi trovare una soluzione, la trovi", mi diceva, "e un traduttore deve trovarla. Sempre".

2. La data di consegna.

Fonte: http://kenjiono.blogspot.it
È necessaria, imprescindibile, assolutamente indispensabile, una condanna e una manna insieme. Condanna quando c'è poco tempo e il lavoro è tutto concentrato in una notte, in qualche ora, in un fine settimana (brivido della sfida incluso), oppure quando (e capita anche questo) vi è un contrattempo dell'ultimo minuto, tipo un computer che si rompe, la casa che va a fuoco, e il traduttore sa che tutto passa in secondo piano: il file deve arrivare in tempo. Perciò potrebbe decidere di irrompere in casa di amici Ciao-tutto-bene? Sì-non-ci-vediamo-da-un-po'-ma-tu-hai-un-computer-acceso-ti-dispiace-se-mi-collego-un-secondo-grazie, o lasciar bruciare tutto-tranne-il-modem-che-mi-serve-mentre-voi-spegnete-io-vado-un-attimo-sul-balcone-che-con-questo-fumo-non-vedo-se-si-tratta-di-una-virgola-o-un-punto. Si tratta di una manna invece quando, come dico io, è morbida, perché con piacere infinito puoi perderti tra le parole, fare ricerche meravigliosamente estese e approfondite con tutto l'agio del caso; o, ancora, quando sai che il termine della lingua di partenza si dovrà trasformare in quello della lingua d'arrivo in quella manciata di ore e minuti. Come dicevo prima: devi trovare una soluzione, sempre. E per questo a volte occorrono i...

3. I colleghi.


Fonte: Nicki Dugan
Alcuni li hai conosciuti tra i banchi di scuola, altri li hai incontrati lungo il percorso, mentre altri ancora non li hai neanche visti dal vivo ma tramite Internet li segui, li leggi, ci parli e scherzi. Ho sentito spesso dire che in questa categoria c'è poca collaborazione, che tra colleghi non ci si aiuta abbastanza et similia, ma la mia esperienza è completamente diversa e ho innumerevoli ricordi di pomeriggi o serate trascorse alla ricerca di un termine o della giusta interpretazione di una frase con l'appoggio e il sostegno di uno, due o più colleghi che apportavano ciascuno il proprio contributo.

Ancora mi commuovo se ripenso a una sera in cui, in preda alla più profonda stanchezza, ché quasi mi sembrava di vedere doppio, per un attimo ho creduto d'aver tradotto il file sbagliato (erano due consegne a distanza di un giorno e l'unico elemento che le contraddistingueva, contenuto a parte, era una cifra nel nome del file). Avevo esternato il dubbio a una collega e, mentre recuperavo l'email del cliente, le avevo scritto: Se li ho confusi, mi farò la nottata. La risposta? Non ti preoccupare, nel caso faccio la nottata con te e ti do una mano. 

No, non avevo sbagliato, però quella risposta per me è stata preziosa: se sai di avere alle spalle tanto sostegno, chi ti ferma più? Non ho mai trovato tanta collaborazione in altri ambienti, né tanta voglia di partecipare e condividere.

Forse è perché comprendi sin dall'inizio che questo lavoro è basato sul dubbio e la curiosità, sul non dare mai nulla per scontato, così come sulla necessità di doversi sempre confrontare. È tuttavia un confronto che non deve mai esaurirsi soltanto con chi ne sa più di te, ma svilupparsi anche e soprattutto con chi sembra saperne di meno, perché non puoi neanche immaginare, a priori, chi metterà in forse le tue ragioni o le tue certezze e che, nel farlo, ti fornirà la chiave per la soluzione. O le soluzioni, ça va sans dire...

14 commenti:

  1. Anch'io ho ottime esperienze nei rapporti con i colleghi :-)
    Un'ottima descrizione del mestiere, brava Alice!

    RispondiElimina
  2. ecco, quando sono dovuta uscire dall'ospedale era esattamente questo che temevo la mancanza di possibilità di confronto, il confronto è un conforto :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. "il confronto è un conforto", mi piace! E poi com'è andata?

      Elimina
    2. fino al novembre scorso ho fatto sostituzioni fissa da una collega pediatra con la quale c'era molto confronto/conforto anche per lei è stata una bella esperienza, poi è andata in pensione (l'ultima dei belli) manca molto a entrambe il nostro lavoro insieme :(

      Elimina
    3. Però che meraviglia, aver incontrato una persona con cui ti sei trovata/ti trovi così bene :)

      Elimina
  3. Che bello!!

    [ Secondo me le scadenze sono una manna a prescindere, perché senza non si farebbe mai niente. Almeno io : > ]

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Per me è diverso, se la data di scadenza è molto in là nel tempo solitamente lavoro studiandomi ancora di più l'argomento e, se possibile, consegnando in anticipo :)

      Elimina
  4. È bella la passione con cui parli del tuo lavoro. È questo uno dei grandi privilegi della vita.
    Io ero come te, entusiasta della mia professione e delle infinite possibilità di raccontare il mondo intorno a me. Ora che ho un figlio piccolo, che il settore (giornalistico) è in crisi, che nel mio ambito lavorativo ho sperimentato - quasi - tutto mi sento più annoiata e distaccata. Bisognerebbe avere sempre l'opportunità di rinnovarsi, per rimanere intellettualmente vivi. Ma non è facile in questo momento storico.
    Comunque complimenti :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao, benvenuta! E grazie :)

      Secondo me va a periodi, soprattutto, come dici tu, in questo momento storico. A me piace pensare che a lungo andare possa esserci anche qualcosa di buono, in questo baratro, perché vedo sempre più persone iniziare a reagire in modo inaspettato e fantasioso, attingendo a talenti che prima non pensavano neanche di avere. La resilienza umana è sempre affascinante!

      Elimina
  5. Ricordo ancora quando all'università ci dicevano "vedrete, questo è un mondaccio, vi scannerete e vi tirerete i capelli pur di accaparrarvi più lavoro"... E noi rispondevamo portando torte e pasticcini da condividere nei giorni più intensi di preparazione agli stage :)
    Vedere i colleghi come collaboratori piuttosto che come "la competizione", secondo me, non è d'aiuto soltanto nel momento del bisogno, come ben dici, ma è anche un ottimo strumento per aumentare il proprio giro d'affari: se i colleghi si fidano magari ti passano del lavoro quando ne hanno troppo, ti raccomandano ad altri facendo crescere la tua reputazione e, di conseguenza, i clienti aumentano e sono più contenti.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono assolutamente d'accordo con te; hai sottolineato due vantaggi del costruire una buona rete di collaboratori che spesso vengono sottovalutati:
      - la possibilità di ottenere del lavoro nel caso in cui ve ne sia in eccedenza;
      - la possibilità di migliorare la propria reputazione.

      Nel post volevo invece sottolineare l'aspetto umano perché è quello che secondo me aiuta alla base, ovvero a creare un'atmosfera piacevole, collaborativa e costruttiva. È certo vero che come freelance non ci troviamo quasi mai a lavorare in ambienti fisici condivisi, ma Internet ne è un buon surrogato e le relazioni che vi si creano secondo me ricoprono altrettanta importanza di quelle che si avrebbero nel suo corrispettivo "reale" :)

      Elimina
  6. Che bella e veritiera immagine che ci regali (e mi confermi)! I pro e i contro, i lati positivi e quelli negativi... Ciò che amo di più del nostro lavoro è che ci dà la percezione della nostra ignoranza e della nostra capacità di rimediare. Magari contando anche su colleghi che, pur rappresentando effettivamente la concorrenza, sono disposti ad aiutarci nel momento del bisogno. Meraviglia! Ecco, se solo le scadenze fossero un po' più umane, a volte... ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono contenta che ti sia ritrovata. Lavorando per lo più da casa, la sensazione è spesso quella di essere "soli". Ecco, non è proprio così ;)

      Elimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...