giovedì 4 aprile 2013

Illusioni e déjà vu, ovvero di rabarbaro e Gianduja

Biblioteca Nazionale, Piazza Carlo Alberto



L'altro giorno sono uscita per commissioni (torinese)/servizi (potentino) ma poi, attirata dal tepore della giornata e dal fatto che di lì a due ore ci sarebbe stata l'inaugurazione di una mostra fotografica di un'amica, ho deciso di gironzolare un po' per la città.







La luce era bellissima, perché faceva caldo e c'era il sole, ma per uno di quegli strani fenomeni atmosferici che si verificano di tanto in tanto, c'erano anche enormi nuvole e piovigginava.


Palazzo Carignano, Piazza Carignano
Piazza Cavour in fiore





Piazza Carlo Emanuele II
Se si vuole giungere in piazza Carlo Emanuele II, quella nella foto a sinistra, è meglio chiedere indicazioni per Piazza Carlina, altrimenti credo che nessuno saprebbe rispondervi. Il motivo di questo soprannome lo si tenta di spiegare qui.

È molto carina nelle sere d'estate, con i suoi locali e ristorantini all'aperto, anche se generalmente mangiare lì non è molto economico.

Piccola curiosità: durante il periodo di occupazione francese, dal 1800 al 1814, piazza Carlo Emanuele II, qui a sinistra, ospitò una ghigliottina che tagliò ben 423 teste. Ironico il fatto che la piazza, durante quel periodo, fu ribattezzata Place de la Liberté (dalla ghigliottina poi si passò per un certo periodo alla forca - ma per questa il primato ce l'ha ovviamente il Rondò della Forca, dove nel 1960 hanno anche innalzato il monumento dedicato a San Giuseppe Cafasso, ovvero "il prete della forca").



Teatro Giandujia, via Santa Teresa
Teatro Giandujia, via Santa Teresa

Poi mi sono imbattuta nel Teatro Gianduja. Ho pensato "Toh, un teatro che non conoscevo" e l'ho superato senza pensarci troppo ma, percorsi cento metri, ho fatto dietro front. Era forse da vent'anni che non rivedevo quella maschera e sono stata avvolta da una infinita sequenza di immagini che ora girovagano senza capo né coda nella mia testa. C'è un particolare faccione di Gianduja che mi si è incastrato tra l'occhio e la palpebra,  lì dove prende forma il mondo immaginifico che accompagna le parole, come se fosse impresso su un megaschermo cinematografico, e non riesco a ricollegare questa figura e i suoi colori a qualcosa di concreto. Cos'era? Dove l'ho vista? Su una scatola di cioccolatini, una bottiglia, un libro? Mi tornerà in mente non appena troverò una distrazione adatta, già lo so.


Illusioni in piazza Statuto
Infine, il rabarbaro continua a perseguitarmi. L'ho incontrato per la prima volta anni fa: ho acquistato una fetta di torta al rabarbaro alla stazione di Parigi, un attimo prima di prendere il treno di ritorno. Mi sono seduta al mio posto, ho scartato il pacchetto, dato un morso e pensato: "È la cosa più buona che abbia mai mangiato", poi ho fatto cadere la torta per terra, il treno è partito e io ho fatto un viaggio tristissimo continuando a rivivere il momento della disfatta.
A Londra ho di nuovo trovato la torta, ma non il rabarbaro. Quella volta sono miracolosamente riuscita a finirla, ma non era la stessa cosa. 

Quando ho deciso di piantarlo, al suo posto è cresciuta una pianta di peperoncino
L'altro giorno questo cartello mi è apparso come un segno e sono andata a cercare il liquore, ma no, figuriamoci se potevo essere così fortunata: non ne avevano. 

Per me sta diventando una pianta mitologica. Nei prossimi giorni andrò di nuovo a comprare i semi. Sono determinata, sono decisa, avrò il mio rabarbaro. Volere è potere, no?

4 commenti:

  1. [CIT. ...un particolare faccione di Gianduja che mi si è incastrato tra l'occhio e la palpebra, lì dove prende forma il mondo immaginifico che accompagna le parole, come se fosse impresso su un megaschermo cinematografico, e non riesco a ricollegare questa figura e i suoi colori a qualcosa di concreto. Cos'era? Dove l'ho vista? Su una scatola di cioccolatini, una bottiglia, un libro? Mi tornerà in mente non appena troverà una distrazione adatta, già lo so....]

    Forse ti riferisci alla pavimentazione michelangiolesca di Piazza del Campidoglio a Roma, che molti di noi hanno in tasca nel retro della moneta da 50 eurocentesimi (vedere qui).

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