mercoledì 10 aprile 2013

Select level in potentino

Ecco un video-parodia di uno studente potentino fuori sede.


Molte cose mi hanno fatto sorridere, perché le ho trovate molto, molto tipiche, soprattutto le espressioni e i dialoghi.

- Uagliò, ma quando sei arrivato?
- Ma mo' so' arrivato
- Ah, e quanto ti trattieni?
- Eeehh, giusto il tempo delle feste.
- Senti, noi ci andiamo a pijà na cosa sopra, vuoi venì?
- No. Io devo andà in famiglia, c'ho mia mamma.

La ciliegina sulla torta: i livelli di difficoltà del videogioco in potentino.


Invece alla scelta dei personaggi più famosi di Potenza mi sono persa, non sono ancora* a quel livello di conoscenza culturale. 

*"Breve" nota sul mio rapporto con il potentino:

Da torinese fatta e finita, non parlo purtroppo nemmeno una parola di piemontese. Tuttavia da anni sono fidanzata con un potentino e il dialetto di quelle parti, se non proprio stretto stretto, lo parlo o, meglio, lo capisco. 

Da un punto di vista linguistico i primi anni, quando andavo a Potenza, per me era un incubo: a pranzo o cena con la famiglia si passava spesso dall'italiano al dialetto e io mi perdevo pezzi interi di conversazione. Ricordo un giorno che proprio non ce la feci più: qualcuno disse "digniel!" e io me ne uscii con "no, ora mi spiegate cosa c'entra l'agnello!" ("digniel" significa "diglielo").
Fu drammatica anche la volta che andammo a vedere La Ricotta, ovvero il trio di comici che qualche anno fa ha cominciato a esibirsi anche a Zelig. In tv sono molto comprensibili e ovviamente adattano le battute a un pubblico diverso, ma in quel caso si trattava di una fiera di paese ed era dato per scontato che tutti potessero comprenderli. Io ho trascorso l'intera serata a guardare gli altri ridere fino alle lacrime, mentre l'unica cosa che capivo io era il "ne?" che i comici utilizzavano per imitare i veneziani (e io mi sentivo pure un po' offesa, perché il "ne?" a fine frase, per me, era solo ed esclusivamente piemontese).

Piano piano le cose sono cambiate, ma io non me ne sono accorta se non quando mi sono laureata: quell'anno il mio ragazzo e parte della sua famiglia sono venuti a Torino. A pranzo, mentre eravamo tutti lì a mangiare la bagna cauda, dopo uno scambio verbale velocissimo tra L. e il padre mia zia s'è voltata verso di me, occhi sgranati, e mi ha chiesto: "Cos'è che hanno detto?". È stata una rivelazione. 

A quel punto ho accettato, dopo anni, di tornare a vedere uno spettacolo de La Ricotta (il primo mi aveva demoralizzata) ed era proprio così, ormai capivo il potentino senza alcuno sforzo!


2 commenti:

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