Stephen Graber - Ophelia |
Il fiume nero, la notte, scorre anche se sembra non esserci. Un giorno, dalla finestra, abbiamo visto un corpo esangue sulla riva opposta alla nostra. Col sole del mattino che allungava i suoi raggi come fossero dita, il tempo ha fatto compagnia alle lente operazioni di recupero del cadavere.
Quando la sera porto giù il cane, supero le macchine e rimango sulla stretta striscia di terra che rimane tra i cofani allineati e il guard rail. Guardo la riva sul lato opposto e ripenso sempre a quel giorno. Poi, tra le fioche luci dei lampioni che rischiarano appena i fili d'erba, temo sempre di ritrovare il corpo d'una donna. Esangue, nuda, coi capelli sporchi e scuri. La vedo rischiarare il selciato, riflettere il pallore della luna.
L'ho guardata, stasera, la luna. Era lì, stretta e contrita tra poche nuvole all'apparenza leggere come fumo.
"Se l'avessi trovata stasera", ho pensato, "l'avrei creduta una morte per indifferenza".
Un cadavere? O mamma!
RispondiEliminaBello ed evocativo. Prosegue?
RispondiEliminaPer ora no. Sono terribilmente inconcludente con i racconti :)
Elimina