Mi ha cotta a fuoco lento, Lunchbox, il film di Ritesh Batra che sono andata a vedere ieri sera al cinema con mia nipote. L'ho trovato agrodolce al punto giusto, curioso e divertente. Racconta dell'amicizia, o dell'amore, che dir si voglia, tra Ila e Saajan - lei casalinga, lui impiegato all'ufficio reclami in attesa della pensione, che entrano in contatto grazie a un errore nella consegna del pranzo da parte dei dabbawala (figure di cui ignoravo l'esistenza fino ad oggi). Tutto traspare attraverso il cibo, i sapori, la cura e l'amore della preparazione e una comunicazione talvolta fatta di parole, a volte solo di odori e piccoli gesti di premura.
In un'intervista a Ritesh Batra ho poi letto che hanno cercato di limitare al minimo gli incontri tra gli attori protagonisti, Irrfan Khan e Nimrat Kaur. "Sono due le storie che si sviluppano", ha spiegato il regista. "C'è quella sotto gli occhi di tutti, ovvero le lettere che vanno avanti e indietro, e poi c'è quella dentro Saajan e Ila, che hanno una propria idea sull'identità e l'aspetto dell'altro. E quest'idea è sacra. Non ho mai chiesto a Irrfan e a Nimrat quale fosse. [...] Volevo ci fosse qualcosa di palpabile in loro, come una fantasia su chi sia questa persona, su cosa accadrà quando si incontreranno. Penso che i loro personaggi funzionino perché vi è quest'altra storia dentro di loro. Non so cosa sia, ma ero ben consapevole della sua esistenza".
La cosa particolare, che ho notato solo ora mentre cercavo il trailer da integrare nel post, è che nella versione originale alcune parti (quelle in cui parla Ila) sono in hindi con sottotitoli in inglese, mentre nella versione italiana hanno optato per una traduzione integrale. Non è scelta da poco, soprattutto considerando che la pellicola è ambientata in India, un paese dove - come altrove - le forti distinzioni sociali si manifestano anche attraverso l'espressione linguistica.
Versione originale - inglese e hindi (con sottotitoli in inglese)*
Versione tradotta - italiano (senza sottotitoli)
Che barba però questo doppiaggio onnipresente.
RispondiEliminaGià. Poi che bella musicalità, l'hindi :)
EliminaDei dabbawala avevo sentito parlare su Good Food Channel. Fascinating! Del doppiaggio penso tu possa immaginare cosa penso...
RispondiEliminaA proposito, ho ripreso con le mie due ore (due episodi di Borgen) di Danese settimanali! Hahaha!
Mia nipote s'è agitata: "Ma non possono portarselo da soli in ufficio?". Emh...
EliminaVai col danese! Io ora, grazie a te, so dire 'grazie' e 'prego' :D
Deve essere bello! Qui sono abituata a sentire gente che parla hindi quanto inglese, per cui per alcune persone questo film è comprensibile anche senza sottotitoli, pensa che fortuna!
RispondiEliminaInvece ho visto da poco Departures è chissà perché me lo immaginavo in inglese, invece l'hanno lasciato in lingua originale, con sottotitoli. Probabilmente mi aspettavo la versione inglese perché ormai la identifico con la lingua originale.
Quando abitavo a Barcellona ogni domenica, con mia sorella, andavamo al cinema, rigorosamente in lingua originale con sottotitoli. All'inizio ti assicuro che impazzivo, con l'inglese o l'italiano e i sottotitoli in spagnolo :D
Eliminaio l'ho visto ! Senza sottotitoli, ganzissimo
RispondiEliminaSì, a mio avviso è comunque un film splendido! :)
EliminaBella la cosa degli attori che non si conoscono. Riprendo il commento sopra x dire che io anche sono fully immersed nel danese dopo una serie di the bridge e due di the killing. Ieri ho fatto per iniziare spiral che è francese ma credo di aver bisogno di una pausa.
RispondiEliminaMa voi siete expat, io da qui mi accontento ancora del classico e più banale inglisc :D
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